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Biopsia prostatica

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Pubblicato il 08/03/2017 - Aggiornato il 14/10/2024

Dott. Andrea Cestari

Direttore U.O. Urologia e Andrologia - Auxologico Capitanio

Direttore Centro Urotecnologie

Direttore Centro Incontinenza Femminile

CHE COS’È LA BIOPSIA PROSTATICA?

La biopsia prostatica (o esame bioptico della ghiandola prostatica) è un esame diagnostico che consiste nel prelievo di alcuni campioni dei tessuti della prostata per la successiva valutazione istologica.

Esiste più di una tecnica con cui può essere effettuata la biopsia prostatica: nella biopsia transrettale il prelievo avviene attraverso un ago da biopsia introdotto dal retto; la biopsia trans-perineale prevede invece l’accesso alla prostata attraverso il perineo, ovvero la zona tra l’ano e i testicoli.

Non esiste una via di accesso “migliore”: la scelta dipende principalmente dalle preferenze dell’operatore o dalla anatomia specifica del paziente.

CHE PATOLOGIE È IN GRADO DI DIAGNOSTICARE?

La biopsia prostatica consente di diagnosticare o escludere la presenza di un tumore maligno alla prostata, come il carcinoma prostatico.

QUANDO VIENE ESEGUITA E PER CHI È INDICATA?

Viene prescritta dal medico quando l’esito di esami del sangue indica elevati valori ematici di PSA (antigene prostatico specifico), oppure nel caso in cui siano rilevate formazioni anomale durante l’esplorazione rettale della prostata o in caso di presenza di zone sospette in senso neoplastico alla Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) della prostata, e comunque nei casi in cui la valutazione specialistica urologica ponga il sospetto per la presenza di un tumore prostatico.

Ѐ PREVISTA UNA PREPARAZIONE PRIMA DELL’ESAME?

Viene prescritta dal medico curante una profilassi antibiotica per biopsia prostatica, generalmente a partire da due giorni prima dell’esame e da proseguire per alcuni giorni dopo, per evitare eventuali infezioni.

Se il paziente sta assumendo anticoagulanti o antiaggreganti (per esempio, l’acido acetilsalicilico), il medico valuta i tempi e i modi della eventuale sospensione della terapia o l’eventuale sostituzione di questi farmaci con medicinali alterativi (come l’eparina a basso peso molecolare). In questo modo è possibile ridurre in modo significativo complicanze come sanguinamenti o emorragie.

La preparazione alla biopsia prostatica prevede anche un clistere di pulizia la sera prima dell’esame e la mattina dell’esame, per pulire la mucosa del retto e favorire la perfetta visione della sonda ecografica e ridurre il rischio di infezioni.

Non occorre invece essere a digiuno.

COME VIENE ESEGUITA?

La biopsia prostatica viene eseguita generalmente in regime ambulatoriale o eventualmente in day hospital.

Il paziente viene fatto sdraiare su un lato, con le gambe piegate accostate al busto oppure in posizione “ginecologica”, cioè sdraiato sulla schiena con le gambe divaricate.

Dopo una visita iniziale, il medico procede con l’esame ecografico interno, effettuato con una sonda endorettale. Prima di procedere con il prelievo di piccoli campioni di tessuto in aree diverse della prostata con lo strumento ad ago, viene iniettata una dose di anestetico (lidocaina).

In casi particolari la biopsia prostatica viene eseguita impiegando simultaneamente le immagini della RMN della prostata e della ecografia transrettale (biopsie con tecnica “cognitive” o tecnica “fusion”) per meglio mappare aree più sospette in senso neoplastico all’interno della prostata.

La procedura dura generalmente tra i 10 e i 20 minuti. Al termine, si chiede al paziente di restare sotto osservazione per un breve periodo.

Ѐ UN ESAME DOLOROSO?

La biopsia prostatica non provoca gravi conseguenze e non è un esame doloroso, grazie all’impiego di anestetico locale, ma può essere fastidioso. In caso di necessità può essere effettuata sotto leggera sedazione.

Talvolta nel corso dell'esame può esservi sudorazione eccessiva, sensazione di perdita di conoscenza e svenimento. 

Raramente si manifesta bruciore alla minzione dopo la biopsia prostatica, che può essere sintomo di eventuali complicanze di tipo infiammatorio o infettivo.

È normale poter vedere sangue durante la minzione e la defecazione per alcuni giorni, così come la presenza di emospermia (sangue nel liquido seminale). L’emospermia può durare anche 15-20 giorni e non deve preoccupare.

È utile recarsi all’esame accompagnati, ed evitare di guidare autoveicoli nelle ore successive all’esame. Dopo l’esame è importante rimanere a riposo 1-2 giorni e bere molti liquidi.

Articolo realizzato in collaborazione con Clorofilla-Editoria Scientifica

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