Dormire male cambia in peggio la vita: la storia di Davide
Pubblicato il 12/01/2023
La prima visita in Auxologico l’ho fatta in autunno, nel 2022. Dal 23 di dicembre, da quando la Prof.ssa Carolina Lombardi - Responsabile Centro Medicina del Sonno Lombardia - mi ha visitato e mi ha dato in dotazione un dispositivo CPAP riesco a dormire. Mi svegliavo a ogni ora, oggi dormo 8 ore a notte, ma solo perché punto la sveglia per andare a lavorare. Altrimenti potrei andare avanti a riposare.
La CPAP è un dispositivo per la ventilazione non invasiva utilizzato nei pazienti che hanno bisogno di un supporto respiratorio durante la notte: questo piccolo sistema portatile genera aria pressurizzata che, attraverso un tubo e una maschera, giunge nelle vie aeree in tutte le fasi della respirazione. Una differenza sostanziale per Davide, che non riusciva più a dormire a causa delle apnee notturne. La storia della sua fatica inizia molti anni fa.
Per un incidente in moto a 16 anni finisco in coma, con fratture su diverse parti del corpo, tra cui il setto nasale. Da quel momento russare di notte diventa una costante. In trent’anni la situazione è peggiorata fino ad arrivare alle apnee notturne.
Davide è sempre più consumato dalle notti senza riposo, dimagrisce e la pressione alta diventa una nuova preoccupazione. Non sa ancora che russamento e apnee notturne sono patologie specifiche che vengono studiate e curate. Quando finalmente riceve il consiglio di rivolgersi al Centro di Medicina del Sonno, capisce che il suo è uno stato da cui si può guarire.
I dottori che mi avevano in cura avevano previsto una serie di interventi chirurgici a cui sottopormi, ma lo scenario è cambiato dopo gli esami in Auxologico, a cominciare dall’esame polisonnografico. Dopo la diagnosi ho ricevuto la mia CPAP, una compagna che non lascio più, e fin dalla prima notte ho ricominciato a dormire bene dopo tanti anni.
Quando la mostro agli amici rimangono tutti perplessi, perché ha una forma particolare, ma li rassicuro: con questa macchina riesco a dormire e questa è l’unica cosa importante.
Davide ha 51 anni, è Direttore di Sviluppo e Produzione di un’azienda che produce borse e ogni giorno viaggia da Milano, dove abita, a Varese, dove lavora. Da quando ha iniziato il nuovo percorso di cura riflette su come aveva lasciato che la malattia influisse sulla sua vita.
Seguo un’impresa composta da 130 dipendenti e la mia posizione mi porta ad essere calmo e riflessivo, per gestire le diverse responsabilità. Negli ultimi due anni però mi sentivo logorato. Avevo l’abitudine di passare nei reparti, offrire il mio tempo alle persone che vedevo con lo sguardo spento, per capire se potevo essere d’aiuto. Non riuscivo più a farlo perché ero troppo stanco. Ora sono più tranquillo e riesco ad affrontare anche i miei problemi con un altro punto di vista.
Davide non aveva fatto i conti con le ripercussioni sulla qualità di vita che può avere dormire male o un numero insufficiente di ore. Ora ha capito che importanza ha un buon sonno sul fisico e sulle emozioni e se potesse mandare un messaggio agli indecisi, gli spiegherebbe questo:
un essere umano ha bisogno di riposare, deve ricaricare le pile. Come si fa ad affrontare una giornata piena di impegni senza soste? Il fisico deve avere un po’ di sollievo, altrimenti i segnali di disagio crescono. C’è chi perde i capelli o chi soffre di esaurimento nervoso: ogni corpo è diverso e sfoga lo stress a modo suo. Dormire è basilare. Se normalmente rendi 100, stare senza dormire ti fa scendere a 80, 50, 30, fino a quando sei logorato e non riesci più a fare niente. Non pensavo fosse così importante, oggi lo so.