Lavorare durante le feste: la voce di Roberta
Pubblicato il 06/12/2021 - Aggiornato il 04/10/2024
Lavorare in un gruppo ospedaliero significa essere presenti anche quando il resto delle persone festeggia. Leggi la voce di chi in Auxologico non va in vacanza.
Roberta ha 27 anni appena compiuti, una laurea triennale in Biologia, 20 anni di esperienza in balletto classico, moderno e contemporaneo. Dalla fine del lockdown, la prima ondata della pandemia COVID-19 del 2020, lavora per Auxologico.
“Ho iniziato a maggio del 2020 nella sede di via Ariosto come check point, una figura professionale nuova nata dall’esigenza di contenere il contagio. Il personale del check in gestisce gli ingressi in ospedale e nei poliambulatori, misura la temperatura delle persone in ingresso, gestisce le code e evita gli assembramenti. Da novembre, invece, lavoro in accettazione in Auxologico Capitanio. Ho appena fatto un anno”.
Roberta non pensava di avere l’attitudine giusta per lavorare a contatto con il pubblico, ma l’opportunità si è trasformata in un’occasione importante per crescere professionalmente: “ho imparato a fare accoglienza e accompagnare i pazienti nei loro bisogni. Pensavo di iscrivermi alla laurea specialistica in Biologia ma dopo poco tempo ho deciso di rimanere a lavorare qui: mi piace la mia mansione, l’ambiente e sono rimasta”.
Nella squadra dell’accettazione di Auxologico Capitanio ci sono 14 operatori, più due coordinatori, che periodicamente organizzano sabati, domeniche e giorni festivi per permettere l’accesso ai servizi. Oggi, 8 dicembre 2021, festa dell’Immacolata Concezione, la sede è aperta nelle ore del mattino per consentire l’esecuzione dei tamponi di verifica contro il COVID-19.
“Tra i miei colleghi c’è molta disponibilità nel dividerci i giorni straordinari di apertura, questa volta mi sono proposta io. Il mio ragazzo è un libero professionista, ha una gelateria pasticceria e ci siamo organizzati in modo da lavorare nello stesso momento della giornata e ritagliarci un po’ di tempo per noi a fine giornata. Tra le aperture del suo negozio e i miei turni ci vuole molta organizzazione e bisogna fare diversi incastri, ma non abbiamo figli. Stiamo preparando la nostra convivenza e siamo alle prese con gli ultimi acquisti per la casa e andare a vivere insieme tra un mese”.
Le persone che vogliono eseguire i tamponi sono soprattutto i viaggiatori, sia italiani sia stranieri. Poi ci sono le scuole, gli studenti e gli insegnanti. Sono frequenti anche le persone di mezza età.
“Ora il mio lavoro è cambiato, all’inizio ero il primo punto di riferimento del paziente che arrivava in struttura, adesso sono la persona che incontra subito dopo: quando non ha chiaro lo svolgimento di un esame io e i miei colleghi diamo le prime indicazioni di orientamento, verifichiamo che abbia rispettato tutta la preparazione richiesta, cerchiamo di andargli incontro il più possibile nella costruzione dell’agenda delle sue visite. E poi c’è tutto l’aspetto burocratico, che comprende i pagamenti”.
Ci sono mai momenti di attrito?
“Se mi rendo conto che il paziente che ho davanti ha qualche motivo di stress o agitazione, è importante che io mantenga la calma: gli appuntamenti persi si possono riprenotare, gli errori si possono risolvere. L’importante è mantenere la calma, ascoltare, e cercare insieme una soluzione soddisfacente”.