Le conseguenze psicologiche del Long Covid
Pubblicato il 24/12/2020 - Aggiornato il 16/10/2024
Queste informazioni non sostituiscono in alcun modo il colloquio con il tuo medico di fiducia.
I consiglio degli psicologi per affrontare e superare emozioni negative e difficoltà legati al Covid attraverso l'intelligenza emotiva.
La sindrome Long-Covid
La pandemia da COVID ha avuto e continua ad avere conseguenze drammatiche su tutta la popolazione. Tutti ne sono stati in qualche modo colpiti, ma oggi ci vogliamo concentrare su chi ha sperimentato in prima persona l’esperienza della malattia.
Infatti, per i molti che ne sono stati colpiti, il COVID-19 ha rappresentato una vera e propria sfida non solo sul piano fisico, ma anche psicologico.
E se per alcuni, aver vinto il COVID ha consentito un graduale ritorno alla normalità, per altri le conseguenze a lungo termine dell’infezione continuano ad essere presenti dando origine a quella che ormai è stata ribattezzata come la sindrome Long-COVID.
In alcuni casi il perdurare dei sintomi può alimentare quel senso di rifiuto a lasciare la propria casa, per paura di esporsi a possibili minacce, anche a fronte della fine del periodo di isolamento forzato.
Questo è ciò che caratterizza il fenomeno della “sindrome della capanna” di cui si è sentito parlare nei mesi scorsi, a seguito dell’allentamento delle misure di contenimento della prima fase.
L’impatto del Covid a livello fisico e psicologico
Leggendo diverse ricerche pubblicate dai principali Centri di ricerca mondiali su importanti riviste scientifiche in campo medico e psicologico, due dati sembrano emergere con chiarezza:
1. Il Coronavirus non è solo una patologia che colpisce la salute fisica di chi la contrae, ma porta con sé una serie di conseguenze psicologiche non trascurabili:
- la paura;
- il senso di solitudine e di abbandono durante il periodo di isolamento in casa o durante il ricovero in ospedale.
2. Alcuni sintomi legati all’infezione contratta e al disagio psicologico spesso non svaniscono immediatamente una volta superata la fase critica di malattia ma si manifestano anche nei periodi successivi all’infezione, impattando notevolmente sulla qualità di vita dei pazienti che hanno contratto il virus, tra i quali:
- stanchezza;
- debolezza;
- fiato corto e affannoso;
- alterazioni dell’umore;
- stati di ansia;
- depressione;
- cefalea;
- insonnia;
- perdita di memoria.
Tali sintomi vanno a costituire quella che identificata come una vera e propria sindrome “Post-COVID”, altrimenti detta “Long-COVID” che colpisce non pochi pazienti che sono risultati positivi all’infezione.
Non si sa ancora molto su questo peculiare fenomeno, ma potremmo dire che come per tutte le altre esperienze traumatiche - come è stato il COVID per molti - occorre qualche tempo affinchè si riesca a percepire di nuovo un senso di equilibrio.
Come gestire le difficoltà
Nonostante gli ultimi sviluppi sembrino rafforzare la speranza di un vaccino contro il COVID presto disponibile per tutti, in parte sperimentiamo ancora un senso di incertezza circa il nostro futuro.
Questo può essere dovuto al fatto che ancora oggi non siamo del tutto certi di aver definitivamente sconfitto il nemico.
Occorre allora riflettere su cosa possiamo fare per gestire le difficoltà che sperimentiamo tutti i giorni. Da dove cominciare?
In primis va detto che è assolutamente normale provare un senso di smarrimento a seguito di un’esperienza così forte.
L’isolamento sociale, la reclusione, e l’incertezza generale comportano un peso per la nostra mente non facile da gestire. Preoccuparsene in maniera eccessiva non farà altro che aumentare il grado di malessere.
In secondo luogo, è utile concentrarci su ciò che è in nostro potere fare per cercare di stare meglio. Prendersi cura della propria salute psicologica diventa prioritario.
Impariamo ad accogliere le nostre emozioni
Uno degli aspetti fondamentali della nostra salute psicologica riguarda la capacità di saper affrontare le proprie emozioni. Il primo passo è quello di riconoscere quali sono le emozioni che proviamo, aprendoci alla possibilità di sperimentare anche emozioni poco piacevoli.
Quante volte facciamo fatica a dirci che siamo arrabbiati o tristi per qualcosa?
Una volta riconosciute, diciamoci che è del tutto normale provarle, in quanto appartenenti all’ampio spettro delle tipiche emozioni della natura umana.
In seguito, cerchiamo di capire come agiremmo se lasciassimo che queste emozioni prendessero il controllo su di noi e come invece vorremmo agire per davvero. In questo modo riusciremo a comprendere meglio le nostre emozioni, impareremo a riconoscerle e a capire come funzionano.
Invece di perdere tempo ed energie nel tentativo, quasi sempre fallimentare, di scacciarle dalla nostra testa, proviamo ad impegnarci a raggiungere obiettivi concreti e pratici nella vita di tutti i giorni.
Poniamoci degli obiettivi
“Se volete cambiare il mondo cominciate a rifarvi il letto” con questa frase William McRaven, ammiraglio della Marina Militare statunitense ci ricorda l’importanza di fare piccole cose ogni giorno.
Porsi piccoli obiettivi quotidiani può essere un buon modo per sperimentare un certo grado di controllo sulle nostre vite e sarà un’occasione per organizzare in modo pratico le nostre giornate. Soprattutto a inizio giornata, domandiamoci quali siano le nostre priorità.
Inutile pretendere di riuscire a fare tante cose tutte insieme, meglio porsi obiettivi chiari, concreti, realistici, ovvero plausibilmente raggiungibili. Porsi obiettivi del tutto irrealistici ci esporrà al rischio di fallire e di conseguenza stare male e sperimentare un senso di fallimento.
Utile anche tenere traccia dei progressi raggiunti. Questo ci aiuterà ad andare avanti nei momenti di difficoltà. Meglio guardare a ciò che siamo riusciti a fare, domandandoci come migliorare ancora, piuttosto che colpevolizzarsi per gli obiettivi mancati.
Facciamo cose che ci fanno stare bene
Un altro modo per stare meglio è dedicare del tempo ad attività che ci fanno stare bene, come per esempio:
- fare sport;
- leggere un libro;
- cucinare;
- dipingere..
Potrà sembrare banale, ma la nostra mente ha bisogno di immergersi in attività piacevoli, per staccarsi dalla realtà complicata che ci circonda e recuperare le energie necessarie per affrontarla.
Non pensiate che dedicare tempo a prendervi cura di voi stessi sia una mera forma di egoismo o di perdita di tempo che distoglie dai propri doveri. Piuttosto, si tratta un modo efficace per recuperare le energie che ci servono per essere ancora più capaci a rispondere alle sfide di tutti i giorni.
Impariamo a chiedere aiuto
Prendendo in prestito le parole di John Kabat Zinn, medico statunitense di origine indiana, fondatore e direttore della Clinica per la riduzione dello stress presso l’Università del Massachusetts e professore nel Dipartimento di Medicina Preventiva e Comportamentale, nonché studioso a cui dobbiamo l’introduzione delle pratiche di “Mindfulness” possiamo dire: “Non puoi fermare le onde ma puoi imparare a cavalcarle”.
Non sempre è facile riuscire a trovare il modo per cavalcare le onde. Per farlo, occorre saper adattarsi in modo flessibile alle condizioni di vita a cui siamo esposti. Un segnale importante di buon spirito di adattamento è la capacità di riconoscere quando siamo in grado di farcela da soli e quando invece abbiamo bisogno di aiuto.
Come fare a sapere quando arriva quel momento? A volte può essere difficile, ma è proprio quando si ha la l’impressione di non essere più in grado di gestire la propria vita che bisogna fermarsi, fare un passo indietro e decidere di chiedere aiuto, rivolgendosi ad un consulto professionale.
Psicologia clinica in Auxologico
Il Servizio di Psicologia Clinica nasce dalla collaborazione di Auxologico con la Facoltà e il Dipartimento di Psicologia dell'Università Cattolica di Milano, ed è sede di insegnamento del Master in Psicologia Clinica Sanitaria della stessa università.
Offre un largo spettro di prestazioni in regime di solvenza.