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8 marzo: le storie delle pazienti di Auxologico

Pubblicato il 07/03/2022 - Aggiornato il 21/10/2024

In occasione dell'8 marzo, Festa della Donna, ripercorriamo alcuni dei racconti delle pazienti di Auxologico che hanno condiviso il loro percorso di cura.

Laura V. e Laura C., Alessandra e Catia hanno attraversato una malattia che può portare alla morte, un tumore al seno, ma ne sono uscite più forti di prima. E hanno spiegato come una diagnosi precisa e tempestiva abbia fatto la differenza.

Noemi, invece, convive con una malattia rara per cui non esiste una cura definitiva. Da quando ha incontrato gli esperti di Auxologico, però, la sua vita è cambiata in meglio grazie alle terapie all’avanguardia che le hanno somministrato.

Rileggi le storie di queste donne forti, raccontate in prima persona, e condividi il loro desiderio di vita.

Laura V.

Al momento della diagnosi di tumore al seno ha come primo pensiero la figlia di 13 anni. Vorrebbe che le donne si convincessero una volta per tutte che fare prevenzione è importante:

Alle donne indecise dico che non bisogna pensarci due volte, devono prenotare le visite di controllo e andarci senza ansia. Bisogna educare sé stesse ai controlli e bisogna parlare, condividere. Chiudersi fa aumentare le paure. Non fare prevenzione fa la differenza sulla tua vita, perché se aspetti e sei sfortunata, un piccolo male può trasformarsi in una montagna. E quando è tardi non c’è più tempo per i ripensamenti.

Leggi la storia di Laura V.

Laura C.

Oltre a vivere il tumore l’ha raccontato più volte, per incoraggiare le donne come lei a parlare della malattia con sincerità:

Se potessi parlare con la Laura di 42 anni che deve ancora scoprire di essere malata, le direi che è importante prendersi del tempo per sé stessi. Io credo di essermi ammalata perché in quel periodo mi ero dimenticata di me, e non bisogna mai farlo.  Se ti convinci che prenderti cura di te stessa è importante, allora farai anche prevenzione. Fare ciò che ci piace, prenderci il tempo per fare le visite di cui abbiamo bisogno, accettare che abbiamo delle esigenze non è essere egoiste. Vuol dire volersi bene.

Leggi la storia di Laura C.

 

Alessandra

Una donna "sana", che fa sport, che ha allattato i suoi figli. In teoria con poche probabilità di ammalarsi di tumore ma che in pratica scopre di avere la malattia proprio allo scoccare dei 40 anni.

L’importante è riuscire a trovarlo nel momento giusto, all’insorgere, e questo si può fare solo attraverso i controlli. So che la tecnologia è cambiata dal 2009 ma durante la mia operazione mi hanno sottoposta a una concentrazione di radioterapia che mi ha permesso di risparmiarmi una dozzina di applicazioni post intervento. Dopo la radioterapia, per cinque anni ho preso una pillola di tamoxifene (farmaco che protegge dalle recidive del tumore). E poi ogni 28 giorni dovevo sottopormi a una puntura che mi dava le “gioie” di una menopausa forzata: oggi che vivo la menopausa naturale riconosco alcuni dei sintomi. Per me però erano solo gli strumenti necessari a togliere quella cosa nel mio corpo che andava eliminata.

Leggi la storia di Alessandra

Catia

Una donna che ogni giorno cura le altre donne, tutto a un tratto deve affidarsi all’esperienza di altre professioniste come lei.

quando mi hanno detto del tumore al seno sono tornata al lavoro e sembravo un fantasma. Credo di aver pianto un giorno intero e di aver attraversato tutte le fasi del dolore. Come in un lutto. La negazione: pensi che si siano sbagliati, ma sai che non è così. Il rifiuto. La rabbia: ti dici perché proprio a me? E poi vuoi agire, ti attacchi alla vita. Nel mio caso forse ci voleva anche, so che è un paradosso ma credo mi abbia un po’ salvata. Mi stava andando tutto storto, ero stata lasciata, ero dimagrita, avevo due figli da mantenere. Mi sono detta: adesso voglio vivere.

Leggi la storia di Catia

Noemi

Vorrebbe che i pazienti non venissero trattati come un numero e che il sostegno psicologico di cui hanno bisogno venisse considerato normale.

Ci sono due tipi di disabilità: quella che si vede e quella che non si vede. La mia è una disabilità che non si vede e la gente non è abituata a pensare che una persona dall’aspetto giovane come il mio possa essere portatrice di una malattia invalidante. Una volta mi trovavo in una fiera e per entrare era necessario attraversare un body scanner. Ho mostrato il tesserino che spiega che devo passare accanto alla macchina, non attraversarla perché fa interferenza con l’impianto che ho sul cuore. Per gli inservienti è stato automatico, ma le persone in fila hanno iniziato a guardarmi con certi occhi: non capivano perché stavo ricevendo un trattamento di favore. Anche se non stavo facendo niente di male. C’è molta ignoranza sulla disabilità ed è pesante perché non è facile vivere con una malattia da cui sai che non guarirai mai.

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Eleonora

Soffre di iperidrosi dall’età dello sviluppo, a 24 anni ha scoperto la possibilità di fare infiltrazioni di tossina botulinica.

Da quando abbiamo scoperto le infiltrazioni di tossina botulinica, abbiamo percepito una svolta concreta nelle nostre vite: è stata una rinascita. Non avevamo più pensieri a riguardo, e abbiamo vissuto più serenamente e preoccupandoci meno del possibile giudizio di chi ci stava vicino.

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Marta

Marta è una campionessa della scherma. Nei rari momenti in cui si è fermata per gli infortuni che hanno bloccato la sua tenacia, nel suo percorso di riabilitazione ha avuto al suo fianco Auxologico.

Quando ti fai male avere una diagnosi precisa è importante per capire se andare avanti con gli allenamenti e le gare, oppure decidere di fermarsi. Quando ho rotto la caviglia, il percorso di riabilitazione mi ha aiutato a recuperare in tempi brevi: avevo davanti una gara per la coppa del mondo e avevo bisogno di capire se potevo provarci concretamente. Le persone che mi avevano visitato prima mi avevano tarpato le ali.

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Viola

Viola è una ragazza con molta consapevolezza e desiderio di reagire, che ha attraversato il percorso di guarigione dall'anoressia. Il team di Auxologico Piancavallo l’ha accompagnata attraverso un’esperienza multidisciplinare dove la psicoterapia incontra la fisioterapia, e la cura nutrizionale si costruisce a quattro mani con il paziente.

Le cose nuove fanno sempre un po’ paura e io temevo di stare male, di non fare amicizia perché sono timida, di essere giudicata. Invece ho trovato un ambiente protetto e persone che hanno saputo aiutarmi. Per la prima volta sono riuscita ad affidarmi alla figura più difficile, la dietista. Fidarmi delle persone è sempre stato difficile, per quello che mi è successo in passato, e sono stupita di me stessa: in poco tempo sono riuscita a fidarmi di persone sconosciute, ed è successo perché Piancavallo è un luogo speciale, dove ci sono professionisti che ti possono aiutare 24 ore su 24.

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LE STORIE DEI PAZIENTI DI AUXOLOGICO 

Le donne e gli uomini che hanno preso Auxologico come punto di riferimento per la loro salute hanno superato tumori, convivono con malattie rare per le quali hanno trovato cure sostenibili oppure hanno ricevuto l’aiuto che stavano cercando per cambiare in meglio il loro stile di vita. 

Segui lo spazio Storie su auxologico.it dedicato alle loro testimonianze e condividi le loro parole di coraggio.

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