Disturbi del comportamento alimentare: la storia di Francesca
Pubblicato il 24/03/2022 - Aggiornato il 17/10/2024
“Tutte le volte che mi sono messa a dieta e sono riuscita a dimagrire quello che mi ha guidato è stato un processo mentale. Affrontare domande come: cosa mi porta a non mangiare in maniera corretta? Cosa mi porta a perdere il controllo di quello che mangio? O ancora: perché ho il terrore di quello che mangio?”
Sono un catalogo vivente di disturbi del comportamento alimentare
dice ridendo Francesca, con molta autoironia e sicurezza di sé.
Oggi Francesca ha 40 anni, ma la sua storia con Auxologico è iniziata tanto tempo fa. A 15 anni ha bisogno di essere assistita per vincere contro l’anoressia nervosa che le sta condizionando la vita. Ogni settimana incontra gli specialisti di Auxologico che compongono l’ambulatorio dedicato ai disturbi del comportamento alimentare: l’endocrinologa, la dietista, la psichiatra. Segue un percorso individuale e personalizzato che si arricchisce di incontri periodici di gruppo. Per diversi anni è il suo appuntamento fisso, fino a quando piano piano diventa autonoma e più capace di gestire il suo rapporto con il cibo.
Sono gli anni dell’università: “i miei problemi erano più o meno risolti, con fatica mantenevo un peso stabile. Dico fatica perché ho vissuto anche episodi di bulimia, ma la situazione non era ancora grave. Tutto è cambiato quando ho iniziato a lavorare. A quel punto sono ingrassata sempre di più e sono subentrate una serie di difficoltà personali che mi portavano a sfogarmi sul cibo”.
Cercare consolazione nel cibo attraverso abbuffate compulsive era un istinto nuovo per Francesca, non le era ancora capitato. Per interrompere l’automatismo contro il quale la consapevolezza non basta, si rivolge a una dietologa che esercita anche la professione di counselor. Questa nuova attività relazionale si rivela utile per il suo umore, la incoraggia a studiare in prima persona Counselling e nello stesso periodo ricomincia a fare psicoterapia.
Penso che la terapia mi accompagnerà sempre nella vita. La sua importanza non è sufficientemente compresa. Sono convinta che qualsiasi disturbo alimentare sia figlio di un disagio che risiede altrove. È una conseguenza del disagio, non il disagio. Pensare di risolvere una condizione di obesità clinica, di anoressia o bulimia semplicemente lavorando sul piano alimentare è utopistico. Bisogna avere il coraggio di scavare dentro di sé e affrontare la sofferenza.
Dopo 20 anni Francesca torna a seguire i percorsi di cura di Auxologico. La Pandemia è un momento difficile per tutti, il primo lockdown è duro, ma il secondo ha un impatto più forte su di lei. E la valvola di sfogo torna a essere il cibo.
A dicembre del 2020 ero ingrassata molto e, non so perché non ci avevo pensato prima, sono andata a cercare cosa faceva Auxologico. Sul sito ho trovato la descrizione del percorso MAC (Macroattività Ambulatoriale Complessa, percorso terapeutico-riabilitativo per obesità) che mi ha ricordato l’esperienza di cura che avevo seguito da ragazza per l’anoressia. Caso vuole che abbia incontrato la Dott.ssa Lucia Pasqualinotto, una delle endocrinologhe che mi aveva seguita quando ero piccola, e la Dott.ssa Marina Croci. La Dott.ssa Leila Danesi, che all’epoca coordinava il mio percorso, che ora lavora in un’altra sede. Anche in questo caso l’esperienza personale confluisce in un confronto di gruppo tra pazienti e si è seguiti da una équipe multidisciplinare composta da endocrinologo, dietista, psicologo ed educatore al movimento. A inizio e fine percorso ha grande importanza l’analisi clinica, ma il lavoro di natura psicologica ha ampio spazio oltre a quello nutrizionale. Il prossimo passo è decidere se sottopormi a un intervento di chirurgia bariatrica. Ci sto ancora pensando.
Francesca racconta che chi non ha mai sofferto di un disturbo alimentare non sa quanto sia bello vivere senza il pensiero costante del cibo e del peso nella testa. Il cibo può diventare un pensiero totalizzante come l’alcol o il gioco d’azzardo: con l’aggravante che non è possibile farne a meno. Bisogna trovare per forza un equilibrio e questo rende meno riconoscibile la dipendenza. Lo ha spiegato anche nella sua tesi di laurea in Teoria e Tecniche della Comunicazione Mediale all’Università Cattolica di Milano, realizzata con l’allora docente di psicologia sociale, e dedicata ai disturbi del comportamento alimentare e all’influenza dei mass media nella loro genesi. “Nelle mie considerazioni teoriche sostenevo che i canali di comunicazione di massa non potevano generare i disturbi. Ma il mondo che ci circonda ci complica la vita. Rispetto al peso c’è un grande stigma sociale. Le persone obese vengono colpevolizzate. È vero che c’è una responsabilità individuale ma non è tutto frutto di scelte razionali”.
Se le chiediamo di cosa hanno bisogno le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, Francesca sottolinea due aspetti. Il primo
serve cambiare approccio rispetto alla valenza del corpo. Il mio valore, come persona, non dipende dal mio aspetto fisico. Oggi vali solo se sei magro e bello. Soprattutto quando sei giovane devi imparare a distinguere quello che sei da quello che gli altri vogliono vedere di te.
La seconda:
Io non ho avuto difficoltà ad accedere alle cure di cui avevo bisogno e Auxologico è stato un alleato prezioso. Ma vivo a Milano, che è diversa dal resto d’Italia. In provincia cercare e trovare terapie valide credo sia più difficile.