Sport dopo il Covid: come ricominciare?
Pubblicato il 19/03/2021 - Aggiornato il 18/10/2024
Queste informazioni non sostituiscono in alcun modo il colloquio con il tuo medico di fiducia.
Come tornare a fare sport dopo aver avuto il Covid? Con visite mediche e controlli che dipendono dalla gravità del decorso della malattia e dal proprio stato di salute dopo la guarigione. Ce lo spiega il dott. Massimo Tanzi, Medico dello Sport.
Come ripartire dopo il Covid?
Certamente si può tornare a fare sport dopo aver contratto il Covid-19, ma è necessario sottoporsi prima a visite mediche e controlli che dipendono dalla gravità del decorso della malattia e, soprattutto, dagli esiti rimasti.
Sappiamo, infatti, che questa malattia lascia strascichi su diversi apparati dell'organismo, da quello respiratorio, il più colpito, a quello cardiocircolatorio, da quello renale a quello cutaneo.
Non sono da trascurare le complicanze neurologiche e psicologiche. Si sta evidenziando un quadro, nel post-Covid, del tutto simile alla Sindrome da fatica cronica che può incidere sul rendimento dello sportivo.
Inoltre si stanno ancora studiando le complicanze da Covid relative ai muscoli e allo scheletro, ma si sa che i pazienti guariti presentano un alto livello di citochine nel sangue, che sono dei modulatori dell'infiammazione.
È quindi opportuno ipotizzare che l'infiammazione generalizzata permanga per più tempo nel tessuto muscolare, anche una volta terminata la fase acuta della malattia.
Una ripresa per gradi
L'attività fisica va ripresa per gradi e monitorando il battito cardiaco o stando attenti alle sensazioni di fatica percepite dal corpo.
I controlli consigliati seguono i protocolli di valutazione della Federazione, che prevedono la divisione in tre categorie:
- gli sportivi che hanno avuto un'infezione asintomatica, o malattia lieve, e che non hanno fatto ricorso a ricovero ospedaliero e a terapie antibiotiche;
- gli sportivi che hanno presentato malattia moderata o sono stati ricoverati in ospedale;
- gli sportivi che hanno presentato malattia severa.
La scala di Borg
La scala di percezione dello sforzo, o Scala di Borg, valuta la percezione la percezione soggettiva dello sforzo, basandosi su sensazioni fisiche e misurando i livelli di intensità dell'attività fisica.
Auto-osservandosi ci si obbliga a rimanere in sintonia con il proprio corpo, senza sottoporlo a uno sforzo eccessivo, che corrisponde a quando aumenta troppo il battito, o a quando ci si sente "in affanno".
I valori vanno da 6, il minimo sforzo, a 20, che rappresenta il massimo. In generale, si consiglia sempre di mantenersi tra i valori 12 e 16 durante un allenamento.
SCALA DI BORG | |
6 | nessuno sforzo (leggere un libro o guardare la Tv) |
7-8 | molto, molto leggero (allacciarsi le scarpe) |
9-10 | leggero (piegare degli abiti) |
11-12 | abbastanza leggero (camminare, attività che non fanno accelerare il respiro) |
13-14 | lievemente intenso (camminare a passo sostenuto o altre attività che richiedono un piccolo sforzo tale da far accelerare il ritmo cardiaco, ma non il respiro) |
15-16 | intenso (pedalare, nuotare o attività che fanno accelerare battito e respiro) |
17-18 | molto intenso (il massimo livello di attività che è possibile sostenere) |
19-20 | molto, molto intenso (sprint finale di una corsa o altre attività che non possono essere eseguite per tempo prolungato) |
Quali approfondimenti diagnostici eseguire?
Per ogni categoria è prevista una serie di approfondimenti diagnostici, superata la quale si acquisisce l'attestazione di ritorno all'attività fisica.
Ma oltre ai protocolli, vista la continua imprevedibilità della malattia, si valuta caso per caso.
Tra gli esami più comuni, l'elettrocardiogramma sotto sforzo (controlla l'attività cardiaca durante l'attività fisica intensa), spirometria/prove di funzionalità respiratoria (test sulla funzionalità polmonare), l'ecocardio-colordoppler (dà informazioni sull'anatomia del cuore, delle valvole cardiache e sul flusso del sangue nelle sue cavità).
Come allenarsi?
Fatti gli accertamenti, se ritenuti idonei, si può iniziare ad allenarsi, ma senza esagerare. Chi è abituato a correre e, magari, prima del Covid partecipava a gare, gran fondo, maratone, corse campestri, può partire con una corsa leggera, incrementando lentamente, alternando il ritmo di corsa, con frazioni brevi, medie e lunghe, con recuperi, per migliorare con gradualità.
Lo stesso per chi va in bici: iniziare con una pedalata a ritmo medio-basso, in pianura, e poi aumentare per gradi, affrontando salite e impegno progressivo poco alla volta. Vale anche per chi pratica sport più tecnici come pallavolo, basket, tennis.
È utile monitorare la frequenza cardiaca durante lo sforzo, o basarsi sulla fatica percepita (vedi tabella), cercando di gestire l'intensità tra leggero e moderatamente intenso.
Secondo gli studi, il ricondizionamento fisico richiede almeno un mese di "prova" prima di poter tornare all'attività fisica in modo regolare e con i volumi simili a quelli prima della malattia.
Cosa mangiare?
Un ottimo rinforzo all'attività sportiva e al sistema immunitario arriva sicuramente dall'alimentazione, che dev'essere ricca di vitamine, in particolare C e D, contenute per esempio in agrumi, kiwi, fragole, lattuga e spinaci, ma anche in ortaggi come broccoli, cavolfiori, pomodori.
Senza dimenticare minerali come lo zinco, molto utile nei processi di infiammazione e presente in cereali, legumi ma anche carni e prodotti ittici.
È parimenti importante ripartire nella giusta misura l'apporto calorico giornaliero degli alimenti: prima colazione 20%, spuntino della mattina 5%, pranzo 40%, spuntino del pomeriggio 5% e cena 30%.
Un'alimentazione sana e corretta dovrebbe fornire tutti i micronutrienti necessari per far funzionare al meglio le difese immunitarie, ma dietologi e medici consigliano un supplemento di vitamina D, visto che gran parte della popolazione ne è spesso carente.
Si tratta di un importante nutriente fondamentale per la salute delle ossa e per il corretto trofismo muscolare. Anche gli aminoacidi ramificati vengono proposti per contrastare l'affaticamento, migliorare la concentrazione, le performance sportive e ridurre la perdita di massa muscolare causata dalla forzata inattività nel corso della pandemia.
L’Unità Operativa di Riabilitazione Osteoarticolare
L’Unità Operativa di Riabilitazione Osteoarticolare opera in stretta connessione con i ricercatori (fisiatri, bioingegneri, laureati in scienze motorie) del Laboratorio di Ricerca in Biomeccanica, Riabilitazione e si impegna nell’attuazione di protocolli di ricerca traslazionale, ovvero con previsione di applicazione alla pratica clinica, di sperimentazione di nuove tecniche riabilitative e di disegno di protocolli riabilitativi innovativi.