Steatosi Epatica
CHE COS’È LA STEATOSI EPATICA O FEGATO GRASSO?
La steatosi epatica, detta in termini semplici “fegato grasso”, è una patologia dovuta a un accumulo di trigliceridi in più del 5% delle cellule epatiche.
Tale condizione sino a non molti anni fa era considerata un’alterazione assolutamente innocua.
Oggi, invece, grazie a studi scientifici sempre più precisi e validi, è stato dimostrato che, anche in assenza di assunzione di alcol, in alcuni casi, oltre all’accumulo di trigliceridi nel fegato, sia possibile evidenziare in esso anche un’infiammazione cronica che possa evolvere in cirrosi epatica e a volte anche in tumore, (epatocarcinoma) condizioni queste che, per alcuni pazienti, necessitano di trapianto di fegato.
Oggi il Medico di Medicina Generale e lo specialista epatologo devo valutare se una steatosi epatica nel tempo possa o meno evolvere verso le suddette complicanze.
QUALI SONO I SOGGETTI A RISCHIO?
In base a studi di popolazione, circa ¼ degli italiani tra i 18 e 65 anni sarebbe affetto da steatosi e più in generale essa sarebbe presente nel 20-40% della popolazione mondiale, con una maggioranza nelle persone obese o affette da diabete mellito.
Gli individui della terza e quarta decade d’età sarebbero maggiormente colpiti con una prevalenza del sesso maschile sul femminile, differenza che si annulla dopo la menopausa.
Infine, per quanto riguarda la possibilità di evoluzione della steatosi semplice in steatosi con infiammazione cronica (steatoepatite non alcolica) e cirrosi si calcola che il 20% della steatosi semplice possa subire questo iter, il che significa che il 2-3 % della popolazione generale possa avere le suddette complicanze.
QUALI SONO LE CAUSE E I FATTORI DI RISCHIO?
Diverse sono le cause che possono fare insorgere una steatosi in un individuo e tra queste emergono soprattutto l’obesità il diabete mellito di tipo 2, l’aumento dei trigliceridi, del colesterolo totale e del colesterolo cattivo (LDL) e la resistenza all’insulina che provoca la sindrome metabolica.
A QUALI PATOLOGIE È LEGATA?
Esistono poi delle condizioni patologiche durante le quali inizia a emergere anche l’associazione con la steatosi.
Esse sono: la sindrome dell’ovaio policistico, la sindrome delle apnee notturne, la psoriasi (alterazione cutanea), la mancanza di funzionamento della tiroide (ipotiroidismo), dell’ipofisi (ipopituitarismo) e l'asportazione chirurgica del pancreas.
La steatosi, poi, può accompagnarsi a un’epatite cronica C di genotipo 3 ad uso di farmaci (esempio cortisone e altri), a una nutrizione parenterale (somministrazione di nutrienti direttamente per via venosa) e a patologie croniche intestinali o cardiache come la malattia cronica coronarica.
Da ultimo ci può anche essere una predisposizione genetica come per i nativi Americani, discendenti della popolazione che abitava il Continente americano prima della colonizzazione europea.
QUALI SONO I SINTOMI?
Poiché di per sè la steatosi è una patologia asintomatica anche a volte nei fegati dimensionalmente ingrossati, essa va sempre sospettata o esclusa quando il medico è di fronte a una delle suddette condizioni patologiche o ad alterazioni metaboliche in grado di incrementare alcuni enzimi epatici come le transaminasi la gammaglutammiltranspeptidasi la fosfatasi alcalina, nonché le patologie che compongono la sindrome metabolica come l’aumento della circonferenza addominale, l’ipertensione arteriosa (maggiore di 130/85 mmHg), e l’aumento di colesterolo, trigliceridi e insulina nel sangue (iperinsulinismo) nel sangue, quest’ultima fondamentale per porre diagnosi di sindrome metabolica.
Quindi un soggetto che consumi più di 30/20 M/F grammi di alcol al giorno, in sovrappeso, con una circonferenza addominale maggiore di 94 cm nei maschi e di 80 cm nelle femmine, una pressione arteriosa maggiore di 130/80 mmHg, una glicemia a digiuno tra 100 e 110 mg/dl e una dislipidemia, ha una sindrome metabolica se presenta almeno 3 delle suddette alterazioni e molto verosimilmente presenterà anche una steatosi epatica.
COME SI DIAGNOSTICA?
Il primo esame strumentale, universalmente riconosciuto per evidenziare una steatosi è l’ecografia del fegato che mostra un tessuto epatico in grado di riflettere gli echi in maniera più intensa rispetto a un fegato normale e perciò più brillante.
Poiché la steatosi può essere più o meno intensa, esistono 3 gradi ecografici d’intensità e precisamente il grado 1 è definito steatosi lieve, il grado 2 moderata, il grado 3 severa.
Occorre, però, precisare che se l’ecografia epatica ha una sensibilità e specificità molto elevata (rispettivamente 89 e 93 %) nel rilevare la semplice steatosi, essa tuttavia non è in grado di determinare la presenza o meno dell’infiammazione, la cosiddetta steatoepatite non alcolica, a meno che non siano già presenti segni ecografici di cirrosi o di alterazione della vascolarizzazione epatica o gastroenterica (ipertensione portale), segni questi dell’evoluzione della patologia a partire dalla steatosi con infiammazione (steatoepatite).
Quindi come può il medico sospettare di essere di fronte a una steatosi evolutiva?
Ci sono dei fattori associati alla steatoepatite non alcolica come l’età maggiore di 65 anni, la presenza di diabete mellito tipo 2, livelli elevati d’insulinemia, alterato indice di massa corporea (maggiore di 30 kg/ metro quadro), aumento delle transaminasi, familiarità o fattori di rischio genetici.
L’esame che oggi conferisce la certezza che si parli di steatoepatite non alcolica è la biopsia del fegato che prevede (in anestesia locale) una sua piccola puntura con un ago in grado di aspirare una piccola parte di tessuto epatico da analizzare al microscopio.
La ricerca poi, oggi, sta sempre più elaborando e studiando punteggi diagnostici ricavati dall’unione di parametri ematochimici e dall’impiego di apparecchiature sempre più in evoluzione, in grado di quantizzare la diversa elasticità del fegato nelle differenti sue fasi patologiche (es. epatite cronica, cirrosi). Ciò dovrebbe permettere al medico di sospettare o porre una diagnosi corretta e non invasiva di steatoepatite non alcolica.
È POSSIBILE PREVENIRLA?
La risposta è positiva perlomeno in tutti i casi in cui non sia presente l’alterazione genetica che complica le cose.
Nella maggior parte dei pazienti occorre eliminare o controllare i possibili fattori di rischio.
È inoltre importante seguire un modello dietetico di tipo Mediterraneo che preveda l'assunzione in una giornata, tra pranzo e cena, di 5 porzioni tra frutta e verdura.
A ciò va aggiunta un’attività fisica personalizzata soprattutto di tipo aerobico di 30 minuti al giorno per almeno 3 volte alla settimana
SI PUÒ CURARE?
Non esiste attualmente un farmaco disponibile per tutta la popolazione, universalmente riconosciuto come in grado di guarire la steatosi epatica.
Ci sono diversi studi in essere che si spera possano raggiungere l’obbiettivo, ma il caposaldo della terapia rimane obbligatoriamente l’osservanza del corretto stile di vita (dieta + attività fisica) unitamente alla cura dei fattori di rischio come il diabete o le alterazioni metaboliche lipidiche.
LA STEATOSI CURATA PUÒ REGREDIRE O SCOMPARIRE?
La risposta è positiva quando ci atteniamo scrupolosamente alle regole sopra esposte. Quindi, in sintesi, la medicina migliore per la steatosi nelle sue componenti di prevenzione, regressione e cura totale è in mano al paziente nell’osservanza del corretto stile di vita.
Leggi anche: "Fegato grasso", cosa mangiare (e cosa no)
LA STEATOSI ALCOLICA
La steatosi alcolica, che deriva dal cronico consumo di alcol, può essere anch’essa causa dell’evoluzione in epatite cronica, cirrosi e tumore del fegato.
L’alcol, nel mondo, è il sesto principale fattore di morte.
Il costo associato alle conseguenze del consumo cronico di alcol, rappresenta più dello 1% del prodotto nazionale lordo nei paesi a medio e alto reddito, e una volta che i nuovi farmaci contro l’epatite C avranno controllato tale infezione, l’alcol tornerà ad essere, nel mondo, il più importante driver di malattie epatiche.
I pazienti con epatopatia alcolica presentano una storia di almeno 20 anni di consumo giornaliero di alcol puro quantizzato in 20 grammi al giorno per le donne e 30 per gli uomini.
Le persone che consumano costantemente circa 60 grammi di alcol al giorno, nel giro di 2 anni svilupperanno una steatosi epatica che nel tempo evolverà come precedentemente detto.
La steatosi alcolica decorre anch’essa spesso in maniera asintomatica o paucisintomatica aspecifica (nausea, fastidio addominale a destra, stanchezza ecc.) in pazienti che possono essere anche obesi.
La condizione clinica che li porta dal medico è l’epatomegalia (l’ingrossamento del fegato).
Nella steatosi alcolica si possono evidenziare un aumento variabile delle transaminasi e della gammaglutammiltranspeptidasi, enzima quest’ultimo abbastanza specifico quando si consuma cronicamenteuna quantità di alcol superiore alla norma consentita.
L’ecografia epatica dimostra, inconfutabilmente, l’esistenza della steatosi con anche un ingrossamento soprattutto del lobo sinistro del fegato. Tale forma, se non si ottiene la completa astensione da qualsiasi bevanda alcolica (vino, birra superalcolici) può volvere.
SERVIZIO DI EPATOLOGIA IN AUXOLOGICO
Il Servizio di Epatologia di Auxologico offre assistenza esperta e qualificata per la diagnosi e il monitoraggio delle patologie del sistema epatobiliare, e in particolare:
- fegato: epatite virale (A, B, C, Delta, E), malattia metabolica da sovraccarico di ferro (amacromatosi), rame (morbo di wilson), trigliceridi (steatosi epatica e steatoepatite non alcolica ed epatopatia da alcol, patologia autoimmune (epatite autoimmune, colangite sclerosante primitiva e secondaria, colangite biliare primitiva o cirrosi biliare primitiva);
- cistifellea (colecisti): calcoli biliari, stasi biliare, infiammazione acuta o cronica della cistifellea;
- cirrosi epatica da tutte le causee;
- tumori epatici;
- valutazione, indicazione e gestione di pazienti candidati al trapianto di fegato;
- pancreas: pancreatite acuta, pancreatite cronica.
Il servizio di Epatologia lavora in collaborazione con il Servizio di Diagnostica per Immagini di Auxologico per il monitoraggio ecografico periodico dei pazienti affetti da epatopatie croniche o tumori del fegto con il Servizio di Gastroenterologia di Auxologico.
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