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Per la salute delle persone anziane Auxologico propone molti servizi di prevenzione, diagnosi, cura, e la possibilità di ricoveri temporanei o permanenti. Scopri di più!
AMPIA OFFERTA
SPECIALISTICA
Per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle patologie delle persone anziane
PERCORSI
SALUTE
Completi e all'avanguardia grazie alla sinergia con l'attività di ricerca scientifica
APPROCCIO
MULTIDISCIPLINARE
Un approccio integrato a garanzia di una presa in carico completa
ELEVATA QUALITÀ
DIAGNOSTICA
Le più moderne tecnologie e apparecchiature per diagnosi accurate
Offerta dedicata
PREVENZIONE E DIAGNOSTICA
- Vaccini anti-influenzali
- Esami di laboratorio e strumentali
- Prelievi a domicilio
- Radiologia e Diagnostica per Immagini
SERVIZIO INFERMIERISTICO
Medicazioni, iniezioni, misurazione pressione e altri servizi.
DIETOLOGIA E NUTRIZIONE CLINICA
Impostazione della dieta e di un corretto stile di vita in caso di aumento di peso, diabete, dislipidemia, osteoporosi, patologie gastrointestinali, ipertensione arteriosa.
VISITE SPECIALISTICHE ED ESAMI
- Cardiologia
- Dermatologia
- Endocrinologia e diabetologia
- Fisiatria
- Gastroenterologia
- Geriatria (visite geriatriche, valutazione multidimensionale, prescrizione ausilii, certificazione per domanda riconoscimento invalidità)
- Nefrologia
- Neurologia
- Oculistica (visite oculistiche e accertamenti strumentali)
- Ortopedia
- Otorinolaringoiatria (controllo udito, disfagie, apnee notturne e altro)
- Podologia
- Psicologia Clinica (visite specialistiche, valutazione neuropsicologica delle funzioni cognitive)
- Pneumologia
- Reumatologia
- Urologia
CENTRI SPECIALISTICI OSPEDALIERI
- Centro Ipertensione
- Centro Malattie del Metabolismo Osseo e Diabete
- Centro Scompenso
- Centro di Medicina del Sonno (visite specialistiche, polisonnografia)
- Centro Svenimenti e Cadute
MALATTIE NEURODEGENERATIVE
- Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze: valutazione, diagnosi e trattamento farmacologico e non farmacologico dei disturbi cognitivi e delle demenze
- Centro Parkinson: presa in carico multidisciplinare e percorsi diagnostici, ricoveri riabilitativi, incontri dedicati per pazienti e caregiver.
- Riabilitazione neuromotoria: trattamento multidisciplinare ambulatoriale o in regime di ricovero per le malattie neurologiche croniche (Sclerosi Multipla, SLA, Morbo di Parkinson e altre)
MEDICINA FISICA E RIABILITATIVA
Programmi riabilitativi integrati coordinati dal medico fisiatra, fisioterapia, logopedia, terapia occupazionale, valutazioni neuropsicologiche per le malattie del sistema muscolo-scheletrico, i disturbi del linguaggio, i disturbi di deglutizione, l’incontinenza vescicale.
CHIRURGIA E PICCOLA INTERVENTISTICA
- Chirurgia generale (tumori di colon retto e tiroide, colecistectomia, ernia inguinale, chirurgia vascolare, piccole asportazioni)
- Ortopedia (chirurgia protesica anca, ginocchio, caviglia e spalla, tunnel carpale, alluce valgo, artrosi)
- Oculistica (cataratta, chirurgia oftalmoplastica, glaucoma)
- Urologia (tumore della prostata, del rene, del surrene, della vescica, dell’uretere)
RESIDENZA SANITARIA ASSISTENZIALE
Auxologico Residenza per Anziani è una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) aperta nel 2007 e accreditata presso il SSN che ospita 160 posti letto dedicati all’accoglienza e all’assistenza di persone non autosufficienti, in prevalenza anziani.
RICOVERI TEMPORANEI “DI SOLLIEVO”
Auxologico mette a disposizione la possibilità di trascorrere dei ricoveri temporanei in periodi particolari:
- nella Residenza Sanitaria Assistenziale di Via Mosé Bianchi a Milano, salvo disponibilità, alle medesime condizioni rispetto al ricovero permanente;
- presso l’Unità Operativa di Medicina Generale dell’Ospedale Capitanio in centro a Milano, esclusivamente in regime di solvenza o dietro copertura assicurativa.
Approfondimenti Anziano
Le vaccinazioni negli anziani e nei soggetti fragili
Le vaccinazioni negli anziani e nei soggetti fragili
LE VACCINAZIONI SONO IMPORTANTI PER LE PERSONE ANZIANE O PER I SOGGETTI FRAGILI?
Le vaccinazioni sono uno strumento fondamentale nella prevenzione di patologie ad alta diffusione, morbilità e mortalità, soprattutto nei soggetti anziani e nei soggetti fragili.
COSA SI INTENDE PER SOGGETTI FRAGILI, CRONICI O CON COMORBILITÀ?
Il concetto di fragilità definisce una sindrome legata a molteplici patologie o eventi stressanti che diminuiscono le riserve organiche di un individuo, rendendolo vulnerabile e che predispongono a un alto rischio di eventi negativi come l’ospedalizzazione, la istituzionalizzazione, la disabilità e la morte.
QUALI VACCINI SONO INDICATI PER LORO?
Le infezioni causate da virus influenzali, virus varicella-zoster e pneumococco sono un'importante causa di morbilità e, nel caso di influenza e polmonite da pneumococco, mortalità soprattutto nella popolazione di età superiore ai 65 anni.
Le vaccinazioni antinfluenzale e quella contro lo pneumococco sono, a causa della pandemia da COVID, particolarmente importanti, perché le infezioni delle vie respiratorie si manifestano con sintomi che potrebbero essere confusi con quelli causati da SARS-CoV-2.
Attualmente è consigliata la vaccinazione anti-COVID sia per la propria protezione, sia per quella di altri, familiari e non, soggetti fragili a cui potremmo contribuire a trasmettere il virus.
LA VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE E ANTIPNEUMOCOCCICA
Si utilizza il vaccino tetravalente (protegge da 4 varianti di virus influenzale), indicato a tutte le età, ma in particolari a soggetti fragili.
La vaccinazione antipneumococcica è indicata in particolari categorie di popolazione a rischio (oltre agli adulti di età ≥ 65 anni, a soggetti splenectomizzati o agli immunodepressi, ai diabetici, ai pazienti affetti da BPCO e da malattie cardiovascolari).
Sono disponibili due vaccini:
- il vaccino 13-valente;
- il vaccino 23valente.
Dopo i 65 anni è consigliato il vaccino polisaccaridico contenente 23 ceppi (23-valente) e si può somministrare anche in contemporanea con la vaccinazione antinfluenzale. Gli adulti a rischio, tra cui quelli con malattie polmonari croniche, compresa la fibrosi cistica, devono essere protetti con entrambi i vaccini.
Si consiglia di far precedere il vaccino 13-valente seguito dopo 2 mesi dal 23-valente per ottimizzare la risposta immunitaria. In questa fascia di pazienti si tende a consigliare richiamo dopo 5 anni in attesa di ulteriori studi.
LA VACCINAZIONE ANTI VIRUS VARICELLA-ZOSTER (FUOCO DI SANT’ANTONIO)
L’Herpes Zoster (HZ) è una patologia virale, acuta, determinata dalla riattivazione dell’infezione latente del virus varicella zoster, da cui praticamente tutti ci siamo infettati in età pediatrica.
La malattia è molto più grave nell’adulto e soprattutto nell’anziano con complicanze come:
- perdita della vista o dell’udito;
- infezioni a carico dell’encefalo;
- mieliti.
Inoltre può recidivare nello stesso individuo.
Colpisce circa un terzo delle persone dai 50 anni, e l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età. Inoltre purtroppo, nel 30% delle persone che si ammalano di Herpes Zoster, compare la nevralgia post-erpetica una malattia grave, caratterizzata da un dolore cronico, che dura da alcuni mesi fino a diversi anni, soprattutto nelle persone anziane o con il sistema immunitario compromesso, e determina una qualità della vita molto bassa.
Attualmente è disponibile un nuovo vaccino (Syngrix) particolarmente efficace anche nella prevenzione di questa condizione invalidante. Tra i 60 e i 69 anni la prevenzione della nevralgia post-erpetica ha dato risultati del 100%, del 93% dai 70 e i 79 anni e negli ottantenni supera il 70%.
L’efficacia è significativamente maggiore rispetto al vaccino precedente e si conserva per almeno 7 anni. Negli Stati Uniti si possono vaccinare con il nuovo vaccino i soggetti precedentemente immunizzati con il vaccino vivo attenuato.
GUARDA L'EVENTO ON LINE: COSA SUCCEDE DOPO IL VACCINO ANTI COVID-19?
Invecchiamento: qual è il ruolo della tiroide?
Invecchiamento: qual è il ruolo della tiroide?
IL RUOLO DELLA TIROIDE NEI PROCESSI DI INVECCHIAMENTO
Che ruolo gioca la tiroide nei processi di invecchiamento?
Se lo sono chiesto un gruppo di ricercatori italiani, tra cui l’endocrinologo Giovanni Vitale del Laboratorio Sperimentale di Ricerche di Neuroendocrinologia Geriatrica ed Oncologica di Auxologico, in un articolo pubblicato su “Endocrine Reviews”.
La tiroide svolge un ruolo cruciale in varie funzioni del nostro corpo e il suo invecchiamento e i relativi cambiamenti nella produzione di ormoni tiroidei contribuiscono allo sviluppo di malattie della tiroide negli anziani e ai cambiamenti associati all'età in altri organi e sistemi.
In questo articolo scientifico viene affrontata la complessità dell'invecchiamento della tiroide seguendo le nuove indicazioni della “geroscienza”, vale a dire la scienza che studia i fattori che influiscono sull’invecchiamento.
Questa nuova prospettiva integrata identifica alcuni meccanismi biologici o "pilastri" (come ad esempio, tra gli altri, l’infiammazione, l’adattamento allo stress, l’esaurimento delle cellule staminali, le alterazioni metaboliche) come riferimento per comprendere il processo di invecchiamento e le malattie associate all’età.
LO STUDIO SCIENTIFICO
Lo studio dettagliato delle variazioni ormonali della tiroide durante il corso della vita, definita "biografia della tiroide", potrebbe avere un ruolo rilevante per comprendere alcuni aspetti dell’invecchiamento.
Nello specifico, lo studio della funzione tiroidea nei centenari viene riesaminata come modello di invecchiamento in buona salute nell'ambito di possibili meccanismi di adattamento che coinvolgono la tiroide per raggiungere la longevità.
Infatti, un ottimale equilibrio ormonale e metabolico potrebbe costituire, insieme ad un corretto stile di vita, una strategia vincente per l’invecchiamento in buona salute.
STUDIARE LA TIROIDE CON UN PESCE
IL CENTRO TIROIDE DI AUXOLOGICO
Il Centro Tiroide di Auxologico si avvale di un’équipe altamente specializzata che è in grado di accogliere e soddisfare tutte le richieste diagnostiche e terapeutiche relativa alle malattie benigne e maligne della tiroide di pazienti da 1 anno di età fino all’età anziana.
Amore e anni che avanzano
Amore e anni che avanzano
La percezione comune vuole che in età avanzata si debba rinunciare all’affettività e alla vita sessuale, e riserva la sessualità e il piacere - addirittura il desiderio - a chi è giovane e bello.
Ma è davvero così?
SESSUALITÀ DEGLI ANZIANI: UN TEMA “SOMMERSO”
Quello della sessualità degli anziani è un tema che per anni è stato scarsamente considerato: nel contesto sociale si è verificata una sorta di eliminazione della sessualità dalla condizione di senilità. Stando a una simile impostazione, l’anziano non avrebbe desideri né funzionalità di tipo sessuale, ipotesi ovviamente lontanissima dalla realtà.
Quando poi la questione è stata finalmente esaminata - dando ascolto a quella che era stata fino ad allora una richiesta sommersa da parte dei diretti interessati, che rivendicavano la propria sessualità e cercavano un aiuto farmacologico che mitigasse quello che è un declino funzionale fisiologico - è stato però proposto un modello ‘giovanilistico’ della sessualità. Un modello che non tiene conto della condizione di tipo fisico, oggettiva, ma neppure di quella psicologica ed emotiva dell’anziano, e considera l’anziano alla stregua di un “nuovo giovane”, puntando solo alla miglior prestazione.
LA SESSUALITÀ DEGLI ANZIANI: DA TABÙ A ESPERIENZA DA VIVERE SENZA VERGOGNA
L’unico modo in cui oggi si è soliti parlare di sessualità - e non solo dell’anziano - è proprio in termini di performance, come se il problema fosse limitato alla prestazione fisica. Con l’avanzare dell’età si verifica una fisiologica modificazione nella performance, per la quale non esistono cure miracolose: occorre perciò integrare il supporto farmacologico, che può essere un valido aiuto, con un approccio non più incentrato sulla performance - che spesso è solo fonte di disagio – ma focalizzato a cogliere il background emotivo, affettivo e relazionale presente e, soprattutto, la dimensione del desiderio: che risulta essere un elemento essenziale non solo nella sessualità della terza età, ma di tutte le età.
Se si abbandona un’ottica prestazionale a favore di una dimensione del piacere, l’orizzonte delle possibilità si allarga di colpo, perché si può dare e ricevere piacere in tanti modi: tenere aperta questa possibilità e incentivare una cultura del piacere invece che prestazionale ridimensiona tutte le ansie da prestazione; aiuta a vivere con maggior benessere la propria sessualità anche da giovani – ancor di più quando ci sono cambiamenti fisiologici non modificabili legati all’età - perché è possibile comunque vivere una dimensione del piacere appagante.
Parlare di cultura del piacere invece che di prestazione può ampliare la dimensione della vita sessuale che, contrariamente a ciò che si pensa, non ha età: è stato osservato in uno studio su un campione italiano, 65 anni – 106 anni) che il desiderio e l’interesse sessuale sono mantenuti in circa i due terzi dei soggetti!
PERCHÉ NON SI PARLA DI SESSUALITÀ DELLA TERZA ETÀ?
C’è una sorta di gap culturale da colmare. Bisogna legittimare il desiderio di sessualità e intimità fisica dell’anziano, ma non c’è ancora una cultura sufficientemente adeguata: la sessualità oggi viene vissuta con una sorta di “effetto Dorian Gray”, e considerata appannaggio solo dei belli e dei giovani. L’idea che un anziano possa avere una vita sessuale attiva - e perché no, appagante - risulta ai più incomprensibile o del tutto inappropriata.
Questi fattori culturali hanno determinato uno sguardo troppo distaccato nei confronti della sessualità, approccio che si è riflesso anche in ambito medico: si ritiene talvolta inappropriato domandare ad un anziano se abbia una vita sessuale attiva.
È POSSIBILE UNA SESSUALITÀ APPAGANTE ANCHE IN PRESENZA DI LIMITI FISIOLOGICI
La salute sessuale parte da una corretta prevenzione e gestione della salute fisiologica dell’apparato sessuale. Alla base c’è l’integrità fisica, ma se questa manca non si deve escludere la sessualità: sessualità non è sinonimo di genitalità, piuttosto una dimensione del piacere e dei sensi. Un orientamento incentrato non più sulla performance, ma sulla dimensione del piacere, renderebbe più integrabile la mancanza di una perfetta prestazione.
La menopausa e l’andropausa non sono la fine della vita sessuale: nel momento in cui si verifica un cambiamento fisiologico, ci sono modificazioni che possono essere corrette e sostenute. Ci dev’essere cura della propria salute sessuale: sia in termini di prevenzione delle patologie più frequenti (tumore della prostata, tumore dell’utero) ma anche per uscire dal climaterio in maniera efficiente e nel miglior modo possibile, sia fisicamente che psicologicamente. Risulta importante affrontare i cambiamenti fisiologici dell’età parlandone con uno specialista per conciliare i propri desideri e bisogni all’età.
Stabilito questo, una sessualità appagante è possibile potenzialmente a tutte le età.
PERCHÉ È IMPORTANTE PARLARE DI SESSUALITÀ DELLA TERZA ETÀ?
La sessualità è spesso catalizzatore dell’intimità: innesca un circolo virtuoso tra vicinanza sessuale o fisica ed emotivo-relazionale, indipendentemente dalla completezza del rapporto. La nostra identità è fatta di soma e psiche: se una delle due viene intaccata si potrebbe verificare una disarmonia nell’immagine di Sé.
Abbiamo bisogno di fisicità nell’affetto e affetto nella fisicità, qualunque sia la nostra età.
Come mantenere giovane il cervello
Come mantenere giovane il cervello
A cura dell'équipe di Neurologia
Stili di vita per mantenere giovane il cervello
È oramai noto che il numero di persone anziane è previsto in progressiva crescita nei prossimi anni e che in tutto il mondo si avvicinerà a circa 2,1 miliardi entro il 2050.
L'invecchiamento è un processo fisiologico e non va considerato una malattia! Però sappiamo che l’invecchiamento non patologico è associato a un aumentato rischio di sviluppare un declino cognitivo, con conseguente disagio anche senza la presenza di una vera e propria demenza.
I trattamenti farmacologici attualmente a nostra disposizione per mitigare la demenza sono ancora poco o per nulla efficaci quindi si stanno studiando sempre più opzioni terapeutiche alternative e non solo farmacologiche.
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che lo stile di vita rappresenta una strategia fondamentale per mantenere la salute del cervello durante l'invecchiamento. I fattori dello stile di vita più rilevanti a questo proposito sono attività fisica, impegno cognitivo, dieta.
Neuroplasticità: la capacità del cervello di adattarsi agli stimoli
La risposta richiede una premessa per spiegare il concetto di neuroplasticità: è la funzione del cervello che lo rende in grado di modificarsi in risposta agli stimoli esterni e interni e all’esperienza.
Questo fenomeno avviene grazie al rimodellamento della struttura, della funzione e delle connessioni del sistema nervoso. La neuroplasticità svolge un ruolo fondamentale nel recupero funzionale che avviene in seguito ai danni cerebrali di qualunque natura ma anche nei processi di apprendimento e di memorizzazione.
Se ne deduce che apprendere un'attività, imparare a eseguirla e ripeterla porta alla creazione di nuove sinapsi tra i neuroni e a un consolidamento dei circuiti neuronali coinvolti nell’esecuzione dell’attività stessa.
Molteplici esperimenti di base e studi clinici hanno dimostrato e confermato questo fenomeno, possibile in tutte le condizioni di salute o malattie e a qualunque età. Tra tutti, è importante citare gli studi che dimostrano come l’esercizio fisico aerobico svolto da persone anziane abbia determinato un aumento di volume dell’ippocampo, una area cerebrale di fondamentale importanza per la memoria.
Perché attività fisica e impegno cognitivo fanno bene al cervello?
Dedicarsi intensamente ad attività impegnative sia dal punto di vista motorio che cognitivo stimola la neuroplasticità cerebrale e di conseguenza può rallentare, o invertire, il processo di disuso cerebrale legato all’invecchiamento.
Quali sono le attività più idonee?
Sicuramente le attività piacevoli e gradite. Infatti, la sensazione di piacere e di gratificazione che si prova nello svolgimento di una attività che ci piace, favorisce già di per sé la neuroplasticità e garantisce l’assiduità nello svolgimento.
Poi è importante che l’attività scelta sia alla nostra portata, quindi non troppo faticosa o pericolosa. Inoltre è importante che l’attività scelta sia il più possibile multisensoriale, cioè che coinvolga il maggior numero di sensi e di funzioni cerebrali e motorie.
Un esempio: imparare un ballo, come il tango, è un’attività ideale per stimolare le neuroplasticità perché prevede l’apprendimento dei passi, con l’ausilio della musica e del ritmo e richiede una attività fisica sana ma non impegnativa.
Quindi imparare un ballo è un'attività multisensoriale perché prevede l’utilizzo di attenzione, memoria, coordinazione, equilibrio, udito, vista, tatto e attività muscolare. Infine, ma non meno importante, il ballo, e la musica, migliorano il tono dell’umore e favoriscono la socializzazione, due ulteriori fattori che favoriscono la neuroplasticità.
Naturalmente il ballo non è gradito a tutti. La ginnastica convenzionale può già essere una attività utile, ma per avere un maggior effetto di stimolazione della neuroplasticità è importante intraprendere una attività che implichi l’apprendimento di nuovi movimenti e schemi motori.
Per questo motivo, all'abituale ginnastica o fisioterapia o passeggiata quotidiana, è opportuno affiancare una attività nuova, come ad esempio il Tai Chi oppure lo yoga o qualunque altra attività gradita purché coinvolga sia la mente che il corpo.
L'importanza dell'attività fisica
La U.O. di Neurologia di Auxologico
L’Unità Operativa di Neurologia dell'Ospedale San Luca, a direzione universitaria, è sede della Scuola di Specialità di Neurologia dell’Università degli Studi di Milano e partecipa al programma MD/PhD della stessa Università.
Inoltre è sede di ricerca distaccata del Centro Dino Ferrari per la diagnosi e la terapia delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative dell’Università degli Studi di Milano.
Offre diversi livelli di assistenza in ambito neurologico:
- attività ambulatoriale, diagnostica e terapeutica per tutte le malattie neurologiche, con particolare esperienza rispetto alle malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale e a quelle cerebrovascolari (ictus).
L'attività ambulatoriale è disponibile presso tutte le sedi ambulatoriali di Auxologico; - Day Hospital presso l’Ospedale San Luca per l’esecuzione di terapie mirate, come per esempio il trattamento con immunoglobuline;
- ricovero ospedaliero nei 12 letti dell’Ospedale San Luca dedicati ai casi più complessi o ai pazienti provenienti dal Pronto Soccorso.
L'umore: come prendersene cura
L'umore: come prendersene cura
L'UMORE: UNO STATO D'ANIMO MUTEVOLE
L’umore è una personale disposizione dell’animo, in grado di determinare particolari risposte/reazioni emotive che possono essere più o meno stabili: diciamo di essere di buono o cattivo umore in relazione a questa o quella cosa, persona o situazione.
I cambiamenti d’umore sono quindi fisiologici, in relazione agli eventi che affrontiamo nella nostra quotidianità e più in generale nell’arco della nostra vita.
L’umore quindi, inteso come stato mutevole dell’animo, fluttua da una condizione all’altra, a seconda dell’emozione che prevale in un dato momento.
Talvolta però questi cambiamenti e alterazioni possono concretizzarsi in veri e propri disturbi dell’umore, che condizionano la vita di chi ne è soggetto. L’umore, quindi, è pertanto determinante per il benessere mentale e fisico dell’individuo.
QUANDO LE ALTERAZIONI DELL’UMORE DIVENTANO UN DISTURBO?
La soglia clinica oltre la quale è plausibile parlare di veri e propri disturbi dell’umore, sia in senso depressivo (in cui si riscontra un appiattimento dell’umore verso il basso caratterizzato da uno stato di insoddisfazione e pessimismo), sia in senso ipomaniacale o maniacale (stato opposto alla depressione durante il quale l'umore è costantemente elevato/euforico e a cui spesso si associa iperattività fisica e mentale), dipende dal numero e dall’intensità dei sintomi manifestati.
Ci focalizziamo di seguito sulle caratteristiche cliniche dei disturbi dell’umore di natura depressiva.
QUALI SINTOMI RIVELANO UN DISTURBO DEPRESSIVO?
Si parla di disturbo dell’umore quando si verifica una compromissione del funzionamento in ambito sociale e lavorativo e/o nelle varie aree di vita importanti per l’individuo.
Il ritiro sociale, in particolare, è un importante campanello d’allarme, spesso sottovalutato.
Altri sintomi da tenere in considerazione sono, ad esempio:
- insonnia o ipersonnia;
- faticabilità o mancanza di energia;
- significativa perdita di peso o aumento di peso;
- marcata diminuzione di interesse/piacere per le attività quotidiane;
- agitazione o rallentamento psico-motorio;
- sentimenti di autosvalutazione o di colpa;
- ridotta capacità di concentrarsi o indecisione;
Un sintomo spesso clinicamente presente è, inoltre, un’aumentata irritabilità.
Si tratta di condizioni molto comuni che tutti sperimentano almeno una volta nell’arco della vita: per questo motivo non è sempre facile riconoscere la presenza di un disturbo dell’umore.
Quando, tuttavia, sono presenti pensieri di morte e/o ideazione suicidale diventa fondamentale rivolgersi tempestivamente allo specialista psichiatra.
Perfino quando i sintomi acquistano una certa persistenza o cronicità infatti, la tendenza comune è quella di minimizzare il problema o attribuirlo a cause esterne e transitorie.
LE CAUSE DEL DISTURBO
Tutti i cambiamenti richiedono una quota aggiuntiva di energie psico-fisiche, che talvolta la persona non è pronta a mobilitare: lutti e perdite, traumi fisici o psicologici, ma anche il parto e la maternità, o tappe obbligate della vita di ciascuno come l’adolescenza o il passaggio all’età adulta, l’andropausa e la menopausa. La rottura di un equilibrio richiede uno sforzo di compensazione.
Talvolta però la persona non è in grado da sola di far fronte all’emergenza e l’alterazione dell’umore, altrimenti fisiologica, si cronicizza diventando disturbo.
LA CHIMICA DELL’UMORE
L’umore, le sue alterazioni e le patologie ad esso correlate sono governate dalla neurochimica e dalla neurobiologia, ambiti in cui anche la minima variazione comporta differenze sensibili in termini di bisogni.
Oggi sempre più le neuroscienze sociali studiano la complessità delle reazioni del nostro cervello agli stimoli emotivi, arricchendo le nostre conoscenze sia sulla fisiologia che sulla fisiopatologia delle nostre emozioni.
Inoltre, le neuroscienze hanno sempre più evidenziato il ruolo cruciale svolto dai disturbi dell’umore, spesso riconosciuti quali prodromi di malattie neurodegenerative; in particolare, episodi depressivi sembrano antecedere la comparsa di sintomi della malattia di Alzheimer o della malattia di Parkinson.
Pertanto, un’accurata diagnosi differenziale può permettere di distinguere un episodio di disagio psicologico da un sintomo prodromico di malattia neurodegenerativa.
Infine, particolare attenzione deve essere posta nelle persone anziane che manifestano un disturbo depressivo, in quanto quest’ultimo può presentarsi con sintomi di declino cognitivo spesso identificati come una condizione di "pseudodemenza".
Si tratta in questo caso di una condizione molto differente da una vera e propria forma di demenza, in quanto reversibile, mediante l’utilizzo di un trattamento farmacologico mirato.
Le conoscenze acquisite suggeriscono, pertanto, che non esiste una singola medicina, un generico rimedio in grado di arginare questo tipo di patologie.
È invece opportuno parlare di terapia, da intendersi come un approccio multidisciplinare modellato sugli specifici bisogni del singolo paziente, che può includere la farmacologia o la psicoterapia o, meglio ancora, una combinazione sinergica di entrambe.
COME PRENDERSI CURA DEL PROPRIO UMORE
I cambiamenti d’umore sono la risposta naturale alle sfide di ogni giorno: non è possibile evitarli, neppure chiudendosi in casa: non è possibile fuggire da se stessi, ma è certamente possibile prendersi cura e favorire il nostro benessere.
È possibile, attraverso un attento lavoro di osservazione e qualche piccolo accorgimento, evitare alcune condizioni “ad alto rischio”.
Ecco qualche suggerimento:
- Non vivere al limite: quando si è sotto pressione è più probabile che si verifichi una forte reazione emotiva. Il nostro corpo è progettato per affrontare periodi di stress anche intenso, ma ha sempre bisogno di far seguire intervalli di riposo;
- Evitare le situazioni mortificanti, per quanto possibile, nel lavoro come nella vita privata e nella sfera affettiva;
- Concedersi qualche gratificazione
- Trovare fattori di supporto solidi nella propria sfera familiare o relazionale/affettiva e non aver paura di chiedere aiuto.
IL CENTRO DI NEUROPSICOLOGIA DI AUXOLOGICO
L’attività clinica e di assistenza del Centro Neuropsicologia, afferente all'Unità Operativa di Neurologia dell'Ospedale San Luca, è mirata sia alla diagnosi che alla cura di un ampio spettro di alterazioni cognitive, emotive, comportamentali e personologiche.
Psicologia Clinica e Psicoterapia in Auxologico
In Auxologico troverai un team di professionisti specializzati nella salute mentale per una risposta completa e mirata per problematiche di adulti, bambini, adolescenti, anziani e caregiver.
L’équipe multidisciplinare opera attraverso diversi setting terapeutici:
- colloqui Psicologia Online, che puoi prenotare sul sito scegliendo lo specialista
- colloqui Psicoterapia Online, che puoi prenotare sul sito scegliendo lo specialista
- sedute psicologiche e psicoterapeutiche in presenza in ambulatorio
- percorsi di cura ospedalieri per specifiche patologie
Il Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia, a direzione universitaria grazie alla collaborazione con la Facoltà di Psicologia e la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università Cattolica, si caratterizza per l’elevata professionalità degli psicologi, psicoterapeuti e psichiatri coinvolti, diretti e coordinati da Gianluca Castelnuovo, Professore Ordinario di Psicologia Clinica alla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano e Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica della stessa università, di cui Auxologico è sede di insegnamento.
Disturbi dell'equilibrio: diagnosticarli e trattarli
Disturbi dell'equilibrio: diagnosticarli e trattarli
CHE COSA SONO I DISTURBI DELL’EQUILIBRIO?
L’equilibrio dipende dalla correttezza delle informazioni sensoriali provenienti dal vestibolo, dal recettori muscolari e cutanei e dalla vista. Un paziente potrà avere un deficit di tipo vestibolare oppure propriocettivo. O potrà avere difficoltà nel rimanere in piedi perché non riesce a resistere a spinte improvvise.
Il deficit di equilibrio può rendere insicuro e rischioso il camminare e scendere le scale. A seguito del disturbo di equilibrio o della stessa patologia che lo determina, i pazienti possono avere difficoltà in molte attività della vita quotidiana come vestirsi, lavarsi, alimentarsi, scrivere.
Sono numerose le patologie che possono comportare un deficit di equilibrio: si va dalla Sclerosi Multipla alla Malattia di Parkinson, alle neuropatie periferiche causate per esempio dal diabete, alle atassie cerebellari.
Anche le persone anziane spesso hanno problemi di equilibrio dovuti all’invecchiamento.
Ognuna di queste patologie può dar luogo a un insieme di sintomi e di manifestazioni cliniche diverse, e diverso dovrà quindi essere il programma riabilitativo.
CHE COSA SI PUÒ FARE IN AUXOLOGICO A MILANO?
È possibile migliorare un deficit di equilibrio con un corretto trattamento riabilitativo.
Il primo passo è diagnosticare il meccanismo patologico che ha causato il deficit di uno specifico paziente.
A Milano, l’Unità Operativa di Riabilitazione Neuromotoria è dotata di alcuni tra i più moderni strumenti in grado di far luce sulle diverse componenti del deficit di equilibrio: il sistema posturografico con conflitti sensoriali EQUITEST TM , per esempio, consente di diagnosticare un problema relativo alla carenza di informazioni sensoriali di tipo vestibolare, oppure di elaborazione delle diverse informazioni sensoriali (“vista-preferenza”), o ancora a un problema di rallentamento delle latenze motorie oppure di rapidità di reazione a fronte di improvvise destabilizzazioni. Il test fornisce una diagnosi e consente la definizione di diversi programmi riabilitativi.
Una volta diagnosticato il deficit nelle sue componenti funzionali, l’Unità Operativa fornisce programmi specifici di fisioterapia che si avvalgono di tecniche sperimentate nel tempo.
Lo specialista fisiatra definisce il programma riabilitativo che verrà svolto nell’ampia palestra con un fisioterapista per ogni singolo paziente. Si tratta di esercizi attivi su pedane oscillanti, su macchine isotoniche o su tapis roulant; i programmi riabilitativi si avvalgono anche di pedane stabilometriche che danno al paziente un feedback sul corretto spostamento del baricentro in posizione eretta, nel sit up e nel cammino.
È possibile accedere ai programmi di rieducazione dell’equilibrio ambulatorialmente presso il MAC (Macro Attività Ambulatoriale ad Alta Complessità): il programma riabilitativo prevede sedute quotidiane o trisettimanali della durata di circa 3 ore durante le quali il paziente potrà essere sottoposto, a seconda delle necessità, anche a trattamento riabilitativo logopedico, neuropsicologico o ergoterapico.
È possibile accedere al MAC dopo una valutazione fisiatrica presso gli ambulatori convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale della nostra Unità Operativa (tel 02619116151), con impegnativa del medico curante, oppure in libera professione.
Per informazioni: segreteria.uornm@auxologico.it