Oltre il 37% dei pazienti colpiti da Coronavirus anche dopo la guarigione manifesta reazioni neurologiche come stato confusionale, vertigini, mal di testa, perdita dell’olfatto e del gusto. C'è addirittura chi ha conseguenze più complesse come afasia e perdita della vista.
A questo proposito, l’Unità Operativa di Neurologia di Auxologico sta realizzando uno studio allo scopo di valutare il coinvolgimento del sistema nervoso centrale e periferico nei pazienti affetti da Covid-19 e mappare i casi neurocovid.
Lo studio NEURO-COVID durerà 12 mesi, ma si pone come primo obiettivo quello di fornire una fotografia nel più breve tempo possibile, ragionevolmente anche entro due o tre mesi. Seguirà un follow-up: i pazienti affetti da Covid-19 che hanno manifestato un coinvolgimento del sistema nervoso centrale o periferico saranno visitati a distanza di sei mesi per valutare le conseguenze del virus.
QUAL È L'OBIETTIVO DELLO STUDIO NEURO-COVID?
"In pazienti affetti da SARS - sottolinea il prof. Vincenzo Silani (Direttore U.O. Neurologia Auxologico San Luca, Centro “Dino Ferrari” e Professore Ordinario Università degli Studi di Milano) - era già stato osservato un cointeressamento del sistema nervoso centrale e periferico, ma il Covid-19 sembra invaderlo con una maggiore affinità rispetto ad altri Coronavirus".
"L’obiettivo - continua il prof. Silani - è di fotografare la realtà italiana, delineando la percentuale dei pazienti in cui il virus abbia interessato anche il sistema nervoso centrale o periferico. Questo coinvolgimento ci è stato suggerito da un’analisi della letteratura cinese e dei casi verificatisi in Iran. Ma lo studio italiano potrà fare la differenza in termini di numeri: grazie al contributo ed al patrocinio della Società Italiana di Neurologia (SIN) sarà possibile raccogliere, anche in pochi mesi, casi di pazienti degenti in tutta Italia. Saranno i medici – neurologi, anestesisti, pneumologi – a compilare la check-list che abbiamo messo a punto per la raccolta dei dati".
QUALI SONO I MECCANISMI DI AZIONE DEL CORONAVIRUS?
"Il Covid-19 agisce tramite una molecola recettoriale, ACE2, che risulta ampiamente coinvolta nei meccanismi regolatori del sistema neurovegetativo e del controllo pressorio. ACE2 è anche espresso nell’encefalo e nei centri regolatori, appunto, del respiro e della pressione. Un meccanismo neuroinfiammatorio potrebbe essere alla base della disfunzione neuronale, acceso da una complessa interazione tra il virus e l’ospite".
QUALI SONO I SINTOMI NEUROLOGICI PIU' FREQUENTI DOPO L'INFEZIONE DA COVID-19?
Continua Silani: "Molti pazienti in Italia hanno riferito la perdita dell’olfatto e del gusto in modo sistematico e serio, talvolta con un postumo a lungo termine. E questo dato non era affatto emerso in modo così prorompente dal report degli scienziati cinesi. Altre complicanze sono rappresentate da accidenti cerebrovascolari o ictus, crisi epilettiche e stati confusionali. È stato osservato anche un coinvolgimento del sistema nervoso periferico con polineuropatie, come la sindrome di Guillain–Barré (che si manifesta con paralisi progressiva agli arti, di solito prima le gambe e poi le braccia, ndr) o la sindrome di Miller-Fisher (una variante rara della sindrome di Guillain-Barré, che interessa i nervi cranici, ndr). In altre parole, siamo di fronte ad uno scenario ancora da definire, un puzzle molto complesso che, per qualche strano motivo, non è emerso dalla letteratura cinese. O almeno non in modo così evidente come, al contrario, sembra accadere in Italia".
IL RUOLO DELLA RICERCA
"Sarà necessario - conclude il prof. Silani - incentivare la ricerca di base, perché sarà questa a permetterci di definire sottotipi di pazienti, così da poterli curare in modo personalizzato. Oggi si parla tanto di medicina personalizzata e anche nel caso del Covid-19 potrebbe rappresentare la strada giusta da seguire: utilizzare strategie particolari e differenti per la cura di pazienti affetti da Covid-19 con coinvolgimento del sistema nervoso, rispetto a coloro che presentano solo sintomi respiratori».