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Tumori neuroendocrini dell’ipofisi: nuove terapie

Pubblicato il 18/03/2022 - Aggiornato il 17/10/2024

Nuovi trattamenti per i tumori PitNETs non funzionanti

I tumori neuroendocrini ipofisari, recentemente nominati PitNETs, rappresentano il terzo tumore intracranico più frequente.

I PitNETs possono essere distinti in:

  • funzionanti (secernenti ormoni, che causano una sintomatologia specifica da iperfunzione ormonale);
  • non funzionanti (non in grado di produrre ormoni attivi).

I tumori neuroendocrini ipofisari non funzionanti (NF-PitNETs) sono il secondo tipo più comune di PitNET e influenzano lo stato di salute e la mortalità dei pazienti.

A differenza dei PitNETs funzionanti, che presentano una sintomatologia dovuta all’iperproduzione di ormoni ipofisari, i NF-PitNETs non hanno una sintomatologia specifica. Questo provoca un ritardo nella diagnosi e conseguente riscontro di tumori di dimensioni maggiori. Infatti i sintomi più comuni dei NF-PitNETs sono legati alle notevoli dimensioni della massa tumorale, che va così a comprimere le strutture circostanti. La maggiore aggressività dei NF-PitNETs con l’invasione delle strutture circostanti rende difficile un intervento chirurgico, limitato anche dall’elevato rischio di recidive e compresenza di altre gravi patologie. Inoltre, questi tumori non rispondono ai trattamenti standard, il che rende obbligatoria l'identificazione di nuovi bersagli terapeutici per migliorare la gestione dei pazienti.

La ricerca internazionale pubblicata dalla rivista scientifica “EMBO Molecular Medicine”, a cui ha preso parte anche Auxologico, ha evidenziato che i livelli circolanti della citochina angiopoietina 2 (ANGPT2) sono elevati nei pazienti con NF-PitNETs e sono correlati all'aggressività del tumore.

«L’ANGPT2 è una proteina in grado di interagire con il recettore TIE2», spiega il Prof. Giovanni Vitale, aiuto primario U.O. Endocrinologia e Malattie del Metabolismo di Auxologico San Luca e professore associato di Endocrinologia all’Università di Milano, «presente sulla parete dei vasi, e coinvolta nel processo di crescita e rigenerazione dei vasi. Questo processo, noto come angiogenesi, ha un ruolo rilevante nello sviluppo e crescita dei tumori. Infatti i vasi sono necessari ai tumori perché forniscono ossigeno e sostanze nutritive. Il ruolo dell’asse ANGPT2/TIE2 nel sostenere la crescita delle cellule tumorali e nel mediare una simbiosi tra il tumore e le cellule endoteliali nel microambiente tumorale, lo rende un potenziale bersaglio terapeutico nei tumori. Questa recente ricerca ha mostrato la possibilità di “affamare” e inibire la crescita dei NF-PitNETs con il blocco dell’asse ANGPT2/TIE2. Una significativa riduzione dell’angiogenesi è infatti evidente in seguito al blocco dell’ANGPT2. Tali evidenze sono state dimostrate con il supporto di un innovativo modello in vivo, basato sul trapianto di cellule tumorali in embrioni di zebrafish (“pesce zebra”, un modello biologico molto utile nelle ricerche mediche). Questi pesciolini, grazie alla loro trasparenza ottica, permettono di seguire in tempo reale l’angiogenesi tumorale. L’identificazione di questo nuovo bersaglio molecolare potrebbe rappresentare un passo significativo per lo sviluppo di una terapia efficace nei NF-PitNETs e potenzialmente anche per altre neoplasie».

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La U.O. di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo

L’Unità Operativa di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell'Ospedale San Luca, a direzione universitaria e sede di insegnamento dell'Università degli Studi di Milano, si occupa della diagnosi e della cura delle malattie endocrine, tra cui:

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