L’esposizione ad alta quota, definita come una quota maggiore di 2500m sul livello del mare, comporta uno sforzo da parte dell’organismo per adattarsi. Ciò dipende dalla serie di modificazioni ambientali, di intensità progressiva, che si osservano all’aumentare dell’altitudine.
Dopo un periodo di tempo variabile in base alle condizioni di partenza del soggetto (età, sesso, indice di massa corporea, eventuali patologie, terapia farmacologica in corso ecc.) e alla quota a cui ci si espone, l’organismo raggiunge un nuovo punto di equilibrio, in cui si è “adattato” alla quota in cui si trova. Questo processo è noto come “acclimatamento”.
Nel caso di persone con pregresse patologie cardiache, vascolari o polmonari, l’esposizione a alta quota può essere pericolosa, perché all’organismo, già indebolito dalla patologia di base, viene richiesto uno sforzo importante di adattamento.
Il gruppo di Auxologico, guidato dal prof. Gianfranco Parati, professore di medicina cardiovascolare all’Università di Milano-Bicocca e direttore U.O. di Cardiologia dell’Auxologico San Luca, ha una lunga esperienza di studi in alta quota, iniziata più di un decennio fa e che comprende quasi 10 spedizioni, dal Monte Rosa all’Everest.
Grazie a questa esperienza e al network di conoscenze dei maggiori esperti internazionali nel campo, è stato possibile realizzare questo documento internazionale di consenso clinico, in cui la letteratura disponibile è stata minuziosamente esaminata e riassunta al fine di fornire delle indicazioni pratiche per i medici che si trovano a dover consigliare un paziente con una preesistente patologia cardiovascolare, che desidera recarsi in alta quota.
Parati G, Agostoni P, Basnyat B, Bilo G, Brugger H, Coca A, Festi L, Giardini G, Lironcurti A, Luks AM, Maggiorini M, Modesti PA, Swenson ER, Williams B, Bärtsch P, Torlasco C.
Clinical recommendations for high altitude exposure of individuals with pre-existing cardiovascular conditions
Eur Heart J. 2018 Jan 11. doi: 10.1093/eurheartj/ehx720.