Salta al contenuto principale

Premiata la Dott.ssa Pietrabissa

Pubblicato il 03/12/2018 - Aggiornato il 15/10/2024

La Dott.ssa Giada Pietrabissa (Phd), Psicologa e ricercatrice di Auxologico, lo scorso venerdì 30 novembre, alla cerimonia dei prestigiosi Young Researchers Awards è stata premiata per lo studio "Interventi motivazionali di gruppo per pazienti con obesità e disturbo da alimentazione incontrollata".

LO STUDIO

Nel 2001, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato un nuovo termine - “globesity” - evidenziando così gravità e diffusione di quella considerata l’epidemia del nuovo millennio (Pietrabissa et al., 2012).

Un’alimentazione inadeguata, sia in quantità che in qualità, e insufficiente attività fisica sono tra i principali determinanti dell’obesità (Ministero della Salute, 2013). 

Le conseguenze dell’obesità sulla salute sono diverse: dall'aumento del rischio di morte prematura all’insorgenza di malattie croniche - quali diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari, osteoartriti e tumori - che possono influire negativamente sulla qualità della vita percepita dalla persona e sui costi del sistema sanitario (Gregg, & Shaw, 2017).

L’obesità interessa sia persone senza caratteristiche psicopatologiche, sia - e prevalentemente - soggetti con problematiche psicologiche di rilevanza clinica, quali il disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) (Succurro et al., 2015).

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata - caratterizzato dal ricorso frequente ad abbuffate in assenza di fame fisiologia, accompagnate da una sensazione di perdita di controllo e comportamenti compensatori - è stato solo recentemente introdotto nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM–5) tra i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (APA, 2013). Comunemente, chi è affetto da Disturbo da Alimentazione Incontrollata sviluppa nel tempo obesità grave, oltre ad un marcato disagio psicologico, depressione e bassa autostima.

Modificare stili di vita non salutari è la strategia più efficace per gestire l’eccesso di peso e le sue complicanze. Tuttavia, i programmi tradizionali di cura, basati sulla prescrizione della dieta e dell’attività fisica, determinano raramente una modificazione dello stile di vita, e il mantenimento del calo ponderale a lungo termine è - ad oggi - una sfida al trattamento dell’obesità (Wu et al., 2009; Castelnuovo et al., 2011).

Studi epidemiologici rivelano che le persone sono solite possedere già le conoscenze e le abilità necessarie a perdere peso, ma limitata motivazione intrinseca, bassi livelli di autoefficacia e aspettative non realistiche circa il calo ponderale - così come spesso la mancata percezione di essere in sovrappeso o sedentari - sono riconosciute cause del mancato mantenimento dei risultati. In particolare, sono i soggetti obesi con DAI a registrare il maggior numero di ricadute e riacquistare più velocemente il peso perso rispetto a coloro che non presentano caratteristiche psicopatologiche (Marcus et al., 1988; Rieger et al., 2005).

Data la magnitudo e la multifattorialità del problema obesità, al processo diagnostico, valutativo e terapeutico dell’obesità è richiesto un approccio multidisciplinare (Molinari, E. & Castelnuovo, G., 2012) e la promozione di azioni volte a incrementare la motivazione al cambiamento e la fiducia dalla persona nelle proprie capacità - quali il colloquio motivazionale (CM).

Il colloquio motivazionale si è mostrato un approccio efficace nell’aiutare a superare l’ambivalenza tipica che frena le persone a realizzare un percorso di cambiamento. Nonostante la popolarità del colloquio nel motivare il singolo alla perdita di peso e favorire la gestione autonoma di imprevisti e ricadute, non esistono ancora indicazioni chiare su come questo stile conversazionale possa essere applicato in contesti di gruppo, e ad oggi nessuno studio ha mai indagato gli effetti specifici delle singole tecniche conversazionali sugli outcomes terapeutici. 

Nel tentativo di colmare questo gap e, allo stesso tempo, migliorare la qualità e la generalizzabilità delle pratiche di cura - sempre nel rispetto dei bisogni del singolo individuo - scopo del presente lavoro è testare l'efficacia di un ciclo di interventi motivazionali di gruppo nel potenziare la motivazione al cambiamento e l’autoefficacia della persona, nonché favorire il mantenimento del calo ponderale a un anno dal termine del percorso riabilitativo.

La rilevazione degli effetti di attività volte al miglioramento della salute e del benessere psicologico - oltre che fisico - della popolazione è, infatti, raccomandata a tutti i professionisti della salute impegnati nella prescrizione, distribuzione o monitoraggio di trattamenti - così come la valutazione dell’efficacia clinica - oltre che statistica - a lungo termine degli interventi.

Così facendo, sarà possibile l'individuazione di specifiche barriere all'aderenza - che possono insorgere e modificarsi nel tempo - dei meccanismi che sottendono tale processo, nonché delle principali indicazioni e strategie necessarie a garantire il successo terapeutico.