"Perché all'interno di una famiglia, tra i membri che condividono la stessa mutazione genetica che causa la malattia, alcuni hanno un arresto cardiaco e muoiono improvvisamente mentre altri attraversano la vita senza sintomi?".
Questa è una delle domande più intriganti affrontate da un cardiologo di lunga esperienza che gestisca pazienti affetti da disturbi genetici associati ad aritmie cardiache potenzialmente letali.
Data un'identica mutazione patogenetica, ci si aspetterebbe un decorso clinico simile, ma la realtà è spesso diversa.
Le malattie genetiche, anche quelle associate a mutazioni identiche, possono presentarsi con manifestazioni cliniche variabili.
Una spiegazione ampiamente accettata per questo fenomeno è l'esistenza di varianti genetiche (geni modificatori) in grado di modificare le conseguenze delle mutazioni che causano la malattia.
In questo studio, guidato dal Centro Aritmie Genetiche e dal Laboratorio di Genetica Cardiovascolare di Auxologico, sono stati sviluppati e discussi i concetti e i principi in base ai quali varianti genetiche anche comuni possono modificare il rischio di aritmie cardiache fatali.
Gli Autori hanno illustrato i concetti relativi a due importanti condizioni cliniche associate al rischio di morte cardiaca improvvisa.
Una è un disturbo monogenico, cioè dovuto ad una singola mutazione (la sindrome del QT lungo) in cui gli stessi Autori hanno già dimostrato l'impatto dei geni modificatori; l’altra è un quadro clinico complesso (aritmie potenzialmente letali nell'infarto miocardico acuto) nel quale la ricerca di modificatori genetici del rischio aritmico è più impegnativa.
I progressi nella comprensione del contributo dei geni modificatori a una maggiore o minore propensione alla morte improvvisa migliorano la conoscenza della progressione del rischio specifico per il paziente e rappresentano un passo importante verso la medicina di precisione.
BIBLIOGRAFIA
Eur Heart J. 2018 Sep 11. doi: 10.1093/eurheartj/ehy502.
Modifier genes for sudden cardiac death.
Schwartz PJ, Crotti L, George AL J.