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Infezione da Citomegalovirus in gravidanza

Pubblicato il 08/08/2017 - Aggiornato il 12/12/2024

COS’È IL CITOMEGALOVIRUS?

Il Citomegalovirus (CMV) è un virus a DNA che appartiene alla famiglia degli Herpesvirus.

Nelle persone il cui sistema immunitario funziona regolarmente, l’infezione da Citomegalovirus si risolve quasi sempre in breve tempo e senza bisogno di farmaci, decorrendo generalmente senza manifestare sintomi.

Talvolta, l’infezione può essere accompagnata da artro-mialgie, cefalea, malessere, febbricola, linfosplenomegalia, rinite, faringite e tosse o sindrome simil-mononucleosica. Nel 15% dei soggetti circa si può osservare un rialzo delle transaminasi e dei globuli bianchi.

CONTAGIO

Il  rischio di infezione da Citomegalovirus è oggi maggiore in Italia rispetto al rischio di infezione toxoplasma gondii.

Fonte di contagio per gli adulti non immuni è rappresentata dal contatto con la saliva e urine di soggetti infetti: gli adulti che contraggono l’infezione primaria dopo l’infanzia eliminano il virus quasi esclusivamente tramite la saliva, mentre i bambini e i neonati ne eliminano una grande quantità attraverso le urine.

I maggiori luoghi di contagio sono quindi le piscine, gli asili nido, le scuole materne o l’ambiente familiare.

Fonti più rare di contagio sono rappresentate da rapporti sessuali con soggetti affetti da infezione acuta, dalle trasfusioni di sangue o da trapianti d’organo solido o di midollo.

Come vedremo però, è anche possibile la trasmissione materno-fetale.

CITOMEGALOVIRUS IN GRAVIDANZA

L’infezione congenita da Citomegalovirus può essere trasmessa dalla madre al feto.

La probabilità di trasmissione durante la gravidanza è pari a circa il 40-50% quando l’infezione materna si verifica in una donna che ha contratto il virus per la prima volta (infezione primaria), mentre è assai più ridotto, pari allo 0,5-2%, quando l’infezione materna segue una riattivazione del virus o un’infezione da ceppo virale diverso.

RISCHI DELL’INFEZIONE DA CITOMEGALOVIRUS IN GRAVIDANZA

Per la maggioranza dei neonati che la acquisiscono, l’infezione sarà asintomatica. Tuttavia, circa nel 10% dei neonati infetti si verificano conseguenze neurologiche, in particolare un difetto uditivo neurosensoriale che si può sia rilevare alla nascita sia manifestare più tardivamente.

L’infezione congenita da Citomegalovirus rappresenta la principale causa di sordità congenita nelle nazioni sviluppate.

In casi più rari si possono verificare:

  • fetopatia da Citomegalovirus: microcefalia, calcificazioni periventricolari, dilatazione ventricolare, ipotonia, segni oculari come la corioretinite;
  • malattia da inclusione citomegalica, caratterizzata da ittero, ingrossamento del fegato e della milza (epatosplenomegalia), petecchie, pneumopatia interstiziale, citolisi con trombopenia.

CITOMEGALOVIRUS E ALLATTAMENTO

La maggior parte della popolazione acquisisce l’immunità già alla nascita o nei primi giorni di vita, attraverso il contatto con secrezioni vaginali infette al momento del parto o in corso di allattamento.

Circa il 60% delle neo-mamme che ha già contratto l’infezione primaria in passato infatti elimina il virus con il latte: questo rappresenta, in un neonato sano, una via di trasmissione naturale e assolutamente benigna, perché oltre al virus il neonato riceve una quota di anticorpi materni che lo proteggono.

DIAGNOSI

La diagnosi di infezione da Citomegalovirus in gravidanza si effettua tramite analisi del sangue e si basa sul dosaggio delle immunoglobuline M e delle immunoglobuline G specifiche.

L’eventuale infezione fetale può essere diagnosticata attraverso l’amniocentesi e/o l’analisi del sangue fetale.

PREVENZIONE

Per ridurre il rischio di contagio, bisogna evitare contatti con materiali biologici potenzialmente infetti, soprattutto la saliva e l’urina di  bambini in età prescolare, quindi:

  • non condividere con i bambini stoviglie, asciugamani e strumenti per l’igiene (ad es. lo spazzolino);
  • non portare alla bocca oggetti che il bambino potrebbe aver succhiato o messo in bocca;
  • non baciare i bambini sulla bocca;
  • lavarsi accuratamente le mani dopo aver cambiato il pannolino di un neonato, soffiato il naso di un bambino, lavato la biancheria sporca, toccato i giocattoli;
  • indossare i guanti e successivamente lavarsi le mani quando deve eseguire una manovra a rischio di contatto con secrezione o materiale biologico potenzialmente infetto.

TRATTAMENTO DEL CITOMEGALOVIRUS IN GRAVIDANZA

Ad oggi non ci sono trattamenti scientificamente documentati da studi clinici controllati in grado di ridurre il rischio di infezione fetale in caso di infezione materna in gravidanza.

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