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Fibrillazione Atriale e Terapia Anticoagulante

Pubblicato il 05/08/2022 - Aggiornato il 05/11/2024

Queste informazioni non sostituiscono in alcun modo il colloquio con il tuo medico di fiducia.

Dott. Giovanni Battista Perego

Direttore U.O. Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC) - Auxologico San Luca

Direttore U.O. Pronto Soccorso ad indirizzo cardiologico - Auxologico San Luca

Direttore Centro Aritmie

Il trattamento anticoagulante per la fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca più frequente, soprattutto con l’avanzare dell’età, ed è responsabile di circa il 20-25% delle ischemie cerebrali nel nostro paese.

La contrazione irregolare e caotica dell’atrio sinistro, e in particolare della sua appendice, l’auricola, causa una condizione di ristagno di sangue, e che favorisce la formazione di coaguli (trombi) che possono andare in circolo causando tromboembolie: l’embolo migra e occlude un’arteria, mettendo in pericolo la funzione e la stessa sopravvivenza dei tessuti che da quella arteria dipendono. Se questo succede a livello dei vasi che portano sangue al cervello si verificherà un infarto cerebrale, ma sono possibili problemi seri anche a carico di altri organi: ischemia degli arti, infarto cardiaco, renale, intestinale…

Il trattamento anticoagulante ha lo scopo di prevenire queste complicanze tromboemboliche acute e le loro conseguenze a lungo termine (disabilità, demenza).

A differenza del passato, sono oggi disponibili farmaci anticoagulanti di nuova generazione (DOAC: Anticoagulanti Orali Diretti) che non necessitano di controllo periodico dello stato di coagulazione, la cui attività non è influenzata dall’alimentazione e che richiedono due o una somministrazioni al giorno.

Solo in casi specifici è ancora necessario fare ricorso ai farmaci dicumarolici (inibitori della vitamina K) che necessitano controlli almeno mensili dell’attività anticoagulante e una dieta a basso contenuto di vitamina K.

Fibrillazione Atriale, il Centro Specialistico di Milano

Chi si deve sottoporre alla terapia anticoagulante?

Non tutti i pazienti che soffrono di fibrillazione atriale si devono sottoporre a trattamento anticoagulante. La scelta deve essere guidata, caso per caso, dalla valutazione del rischio che si verifichino eventi trombo embolici (a causa della fibrillazione atriale) o emorragici (a causa del trattamento anticoagulante).

Tra i fattori che vengono presi in considerazione vi sono:

  • co-patologie (diabete mellito, scompenso cardiaco, storia di ictus, storia di sanguinamento, malattia aterosclerotica, ipertensione arteriosa);
  • età;
  • sesso del paziente.

In base a questi parametri si calcolano dei punteggi (Scores) che consentono di determinare approssimativamente i rischi e i benefici del trattamento e prendere una decisione.

Resta un piccolo margine di discrezionalità nei casi in cui lo score abbia un valore intermedio: in questa zona grigia vengono considerati anche altri elementi non compresi negli score come la presenza di malattie valvolari, il rischio cadute, il tipo di attività del paziente.

Paradossalmente non viene presa in considerazione l’efficacia delle misure (ablazione o terapia farmacologica) messe in atto per prevenire la fibrillazione atriale. In altri termini: anche se il paziente non riferisce più recidive, la terapia anticoagulante viene comunque proseguita. Il motivo risiede nell'elevata probabilità (10-40 %) che si presentino episodi asintomatici, ma comunque pericolosi dal punto di vista cardioembolico.

Quando è possibile sospendere il trattamento anticoagulante?

L’indicazione al trattamento dipende dal profilo di rischio del paziente, che può solo aumentare per comparsa di altre copatologie o aumento dell’età. Tuttavia, bisogna considerare alcune eccezioni:

  • quando si verifichino episodi di emorragia significativa il rischio emorragico può superare quello embolico e rendere consigliabile la sospensione del trattamento;
  • la stessa valutazione viene fatta in caso di cadute ripetute;
  • una breve sospensione del farmaco, attuata seguendo strettamente le indicazioni dello specialista, può essere consentita in previsione di interventi chirurgici o manovre invasive. In alcuni casi il rischio embolico è così elevato che l’anticoagulante orale viene sostituito per pochi giorni con eparina per via sottocutanea o altri farmaci;
  • in soggetti che si trovino nella “zona grigia” (rischio cardiologico intermedio) la sospensione del trattamento anticoagulante può essere presa in considerazione, soprattutto se l’assenza di recidive è stata confermata con strumenti di monitoraggio avanzato, come il loop recorder.

Leggi anche: Flutter e Fibrillazione Atriale. Cosa hanno in comune?


Il Centro Fibrillazione Atriale di Auxologico

Il Centri Fibrillazione atriale  di Auxologico raccoglie competenze multispecialistiche ed è specificamente dedicato alla valutazione e al trattamento del paziente con Fibrillazione e Flutter atriale.

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Il Centro Aritmie di Auxologico

Il Centro Aritmie di Auxologico è dedicato alle alterazioni del ritmo del battito del cuore e si occupa in maniera specifica di diagnosticare la tipologia di aritmia e le sue cause per impostare il corretto trattamento farmacologico oppure, in casi selezionati, l'intervento.

Le aritmie curate sono tutte le aritmie atriali (fibrillazione atriale, Flutter atriale, tachicardia parossistica sopraventricolare, sindrome di Wolff-Parkinson-White WPW, tachicardia atriale) e le aritmie ventricolari (extrasistolia ventricolare frequente, tachicardia ventricolare, malattie del nodo del seno o sindrome tachi-bradiaritmica, blocchi atrio-ventricolari).

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